Dietro le vertigini si cela una forte paura nei confronti del vuoto e del distacco dal suolo: per la psicosomatica la causa profonda è un bisogno di controllo che l'anima mal tollera e di cui ci rende consapevoli con l'ansia
Tecnicamente si chiama acrofobia, popolarmente si dice vertigini. Si tratta di un disturbo psichico, classificato dalla psichiatria come un “disturbo d’ansia”, per il quale il trovarsi a una certa altezza dal suolo – altezza che può essere diversa da persona a persona – crea un immediato e paralizzante terrore, spesso simile o sovrapponibile a un attacco di panico. Oppure, per chi già sa di soffrire di vertigini, è necessario evitare tutte quelle situazioni in cui il “distacco dal suolo” viene giudicato pericoloso dai propri parametri fobici.
C’è chi prova vertigini alla sola all’idea di sporgersi un poco da un davanzale al terzo piano, chi teme di guardare giù nella tromba delle scale dal settimo piano, chi si agita in modo abnorme camminando vicino uno strapiombo, chi semplicemente guarda il pavimento mentre sta su una scala nella propria casa. In realtà i casi “patologici”, cioè invalidanti per chi ne soffre, sono pochissimi, ma quelli di lieve e media intensità sono assai diffusi. La cura delle vertigini non è semplice né veloce, perché il sistema dell’equilibrio e l’assetto neuropsichico sono da tempo abituati a questa situazione: in pratica, il terrore e le vonseguenti vertigini scattano come un riflesso incondizionato, di forte impronta biologica. Tuttavia, anche se il sintomo può non sparire del tutto, affrontare le cause psicologiche delle vertigini può essere comunque di aiuto su altri piani del vivere: esistenziale,sessuale, persino muscolare...
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