La prima cosa da fare se non vogliamo esserne vittima è eliminare le tossine per riequilibrare l’intestino e ripulire il fegato: ecco come
Chiunque desideri sottoporsi ad un trattamento per desensibilizzarsi dalle intolleranze alimentari dovrebbe affiancare un linfodrenaggio per eliminare velocemente le tossine e favorire il ripristino e il riequilibrio delle funzionalità intestinali e immunitarie. Occorrono infusi a base di piante disintossicanti per ripulire a fondo il fegato; desensibilizzanti e con azione cortisonosimile, per ridurre la sintomatologi. I più indicati sono l’elicriso, disintossicante e il ribes nero, antigonfiore.
Drenante o rilassante: scegli la tua
Al momento dell’uso, metti in infusione un cucchiaio di miscela in una tazza di acqua bollente. Quindi filtra e bevi due tazze di tisana al giorno.
Per controllare i sintomi dell’intolleranza alimentare, puoi ricorrere ad alcuni oligoelementi: il rame e lo zinco, la cui carenza è correlata alla presenza di manifestazioni allergiche. Li trovi già pronti e miscelati nelle farmacie con settore omeopatico: i più efficaci sono quelli del tipo “oxiprolinato”, più facilmente assorbibili dall’organismo. La dose media è di 40 gocce, due volte al giorno. In alternativa, anche i tipi “orotato” e “gluconato” vanno bene.
I sintomi sono i più diversi e possono interessare l’apparato gastrointestinale con vomito, diarrea, coliche; quello respiratorio, con tosse, asma e rinite; la pelle, con eczemi e orticarie diffuse e persistenti. Se gli esami del sangue escludono l’allergia, la questione è più complicata e forse si tratta di intolleranza alimentare. Un vero rebus per il pediatra, alle prese con una sintomatologia sfumata e difficilmente identificabile. Un 20 % dei sintomi percepiti come allergici sono dei falsi. Su cinque bambini presunti allergici uno solo risulta positivo ai test, e la diagnosi di intolleranza alimentare è difficile da dimostrare. Per vederci più chiaro occorre raccogliere informazioni sulla famiglia: mamma e/o papà allergici, abitudini alimentari del bambino ma anche della mamma durante l’allattamento.
Attenzione all’allattamento del neonato: lo svezzamento non deve essere troppo precoce: occorrono almeno cinque o sei mesi perché la delicata mucosa digerente del lattante sia in grado di sostenere l’urto di un alimento solido.
L’intollerante di solito ha un deficit di enzimi. Come mai? Bisogna indagare sul suo stile di alimentazione: conta la cottura dei cibi, la presenza o meno, in quello che mangia, dei temibili additivi, i cosidetti “cosmetici dell’alimentazione”. In caso di sospetta intolleranza, cerchiamo cibi alternativi. Evitando, dove possibile, la messa al bando della sostanza incriminata. Il latte, per esempio, non dovrebbe essere eliminato del tutto, potremmo andare incontro a pericolose carenze di calcio.