Grazie alle potenti sostanze alcaloidi contenute nella pianta, la celidonia aiuta contro verruche, calli e duroni. È inoltre benefica per acne, eczemi e altre dermatiti, aiuta la digestione e il sonno
La celidonia (Chelidonium majus) è una pianta erbacea dai piccoli fiori gialli, appartenente alla famiglia delle Papaveraceae che cresce spontanea in Italia e in tutto il bacino del Mediterraneo in boschi, zone incolte e giardini. È una vicina parente del Papaver somniferum da cui si estrae I'oppio e del papavero comune, il Rosolaccio. Il suo nome significa “erba delle rondini” che in greco si chiamano, appunto, chelidôn, perché questi uccelli prendono piccole parti della pianta per strofinarle sugli occhi non ancora aperti dei piccoli in quanto il lattice caustico aprirebbe i lembi di pelle consentendo ai rondinini di vedere. È nota fin dall’antichità per le proprietà curative nei confronti delle patologie oculari e per le sue proprietà benefiche per il fegato. Oggi è invece utilizzata soprattutto per curare le verruche, per cui viene anche chiamata erba delle verruche.
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I principi attivi della celidonia sono essenzialmente alcaloidi come la berberina, la coptisina, la chelidonina, la sanguinarina e l’allocriptopina. Gli alcaloidi sono sostanze basiche che scatenano potenti effetti negli organismi animali anche in piccole dosi.
La celidonia possiede proprietà antispasmodiche benefiche per i crampi intestinali e gastrici e per il trattamento dell’asma. Grazie alla proprietà colagoga e coleretica, ovvero stimolante per la secrezione della bile, aiuta il fegato, in caso di ittero, la colecistite o la litiasi. Inoltre, per il lieve effetto sedativo, la celidonia contrasta nervosismo e insonnia. Questa pianta si può applicare anche sulla pelle per alleviare diverse affezioni dermatologiche, in particolare le verruche causate da alcuni tipi di papilloma virus, grazie alle sue proprietà antimitotiche, oltre a calli, eczema, dermatosi, impetigine, tigna.
In erboristeria, si impiegano le parti aeree della pianta, il lattice (linfa) e le radici. Si raccomanda di utilizzare la celidonia rispettando dosi e consigliate e per periodi limitati. Vediamo come.
La celidonia è una pianta che può risultare tossica per il fegato a causa della presenza di sostanze attive alcaloidi, se assunta ad alte dosi o per tempi prolungati. Non superare perciò le dosi e le quantità prescritte per la preparazione di infusi o tisane; inoltre, non bisogna ingerire la pianta fresca né il lattice, che è altamente corrosivo per le mucose e può provocare gravi irritazioni della mucosa digestiva e sintomi come nausea, vomito, diarrea. L’assunzione della celidonia è controindicata in gravidanza e nei bambini. Prima di assumerla, consultare il proprio medico di fiducia.