Se lo abbiamo trattato male e lui ci sta ripagando con fitte e dolori possiamo rivolgerci questi particolari rimedi omeopatici, che aiutano a riequilibrarne la funzionalità
Organo indispensabile per la vita, il fegato è un vero e proprio laboratorio biochimico, coinvolto in tutti i processi metabolici dell’organismo. Il sangue infatti porta al fegato ogni sostanza assorbita e questo la trasforma in un’altra sostanza utile alle più varie attività cellulari. Zuccheri, grassi, proteine, vitamine, sali minerali, nonché farmaci e varie sostanze tossiche, raggiungono il fegato per essere trasformate ed elaborate in sostanze utili alle funzioni dell’organismo oppure modificate per essere poi rapidamente eliminate dal corpo.
Il fegato partecipa anche alle attività di digestione e di depurazione dell’organismo. La bile, un prodotto delle cellule epatiche, è un importante veicolo per molte sostanze chimiche. Quando viene liberata nell’intestino, oltre alla funzione metabolica che favorisce la digestione e l’assorbimento dei grassi, porta con sé tossine e prodotti del metabolismo epatico che possono così essere eliminati con le feci. Il fegato è dunque un organo dalle complesse e indispensabili funzioni. Essenziale per la vita, va mantenuto in perfetta salute e curato bene se sofferente. Ad esempio con i seguenti rimedi omeopatici.
Molto studiato da Hahnemann (il medico tedesco fondatore dell'omeopatia) e dai suoi allievi, il fosforo bianco omeopatizzato è il rimedio di prima scelta per tutti i problemi del fegato legati a una insufficienza funzionale. La sperimentazione clinica ha permesso di evidenziare che Phopshorus determina nell’individuo sano reazioni simili a quelle che si verificano in varie forme di epatite. Questa similitudine è così diretta e determinante da rendere meno rilevanti le abituali reazioni individuali, così importanti in omeopatia per la prescrizione del rimedio. Ecco allora che Phopshorus diviene un indispensabile rimedio per la cura e il riequilibrio dell’attività del fegato, indicato in ogni condizione clinica di danno e sofferenza epatica che ne richiedano l'immediato intervento clinico. Phosphorus va assunto alla 9 CH, in ragione di 5 granuli sublinguali al mattino ed alla sera, lontano dal pasto. Il trattamento va continuato fino a normalizzazione degli enzimi epatici e comunque va protratto per almeno 60 giorni.
La celidonia è una pianta erbacea della famiglia delle Papaveracee. Dioscoride, medico della Grecia antica, si ispirò al termine greco chelidon (rondine) per denominare la pianta. Notò che la celidonia fioriva nel periodo in cui migravano le rondini. Successivamente Galeno ne utilizzava foglie e radici per curare vari disturbi oculari, malattie della pelle, del fegato e della cistifellea. Ma fu con Paracelso, nella prima metà del 1500, che la celidonia divenne un importate rimedio per il fegato. La ricerca moderna ha documentato che la celidonina e la sanguinarina, i due principali principi attivi contenuti nella pianta, agiscono selettivamente sul fegato favorendo la produzione e l’azione fisiologica della bile. La celidonia è un ottimo rimedio per tutte le persone che soffrono di fegato con dolori pungenti alla parte destra dell’addome superiore. A causa della notevole tossicità della pianta, la assunzione omeopatica di Chelidonium appare la forma più sicura per beneficiare delle utilissime proprietà curative. Chelidonium va assunta alla 5 CH, 5 granuli due volte al dì.
In ogni caso, è sempre buona norma consultare un medico omeopata in caso di disturbi persistenti.