La ricerca scientifica conferma il ruolo fondamentale che ha il sonno sul nostro equilibrio alimentare e nella perdita di peso: per dimagrire, serve dormire!
Si sa da tempo che l’alimentazione ha un effetto benefico sul riposo notturno, ma quello che sembra emergere da recenti studi è che questo rapporto viaggia in due direzioni: chi dorme bene riesce anche a mantenere con più facilità il peso forma. In particolare alcuni cibi sarebbero da evitare tassativamente nelle ore che precedono il sonno come alcol, caffè, tè e alimenti salati, privilegiando la verdura, la pasta e il pane integrali e i formaggi freschi. Più in generale durante l’intero giorno chi ha problemi di sonno dovrebbe assumere un maggiore quantitativo di fibre, ridurre gli zuccheri aggiunti e i grassi saturi: insomma, qualcosa di affine alla dieta mediterranea.
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I benefici che questa dieta ha sulla salute sono noti da tempo: anzitutto, protegge dalle malattie cardiovascolari e riduce il rischio oncologico. Gli effetti benefici di un’alimentazione corretta però non sembrano esaurirsi qui: mangiando in questo modo si verifica nel corpo una vera e propria risincronizzazione del sonno che diventa così meno disturbato e più profondo. La regolarizzazione dell’”orologio” del sonno a sua volta si ripercuoterebbe in modo beneficio sugli altri orologi interni del corpo.
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I dati sono emersi da uno studio pubblicato recentemente sul Journal of Clinical Sleep Medicine. Le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori sono state che il nostro sonno è (anche) la conseguenza di ciò che abbiamo mangiato nelle ore precedenti. I quattro autori della ricerca hanno sottoposto ad un esame specifico le persone coinvolte nello studio per cinque notti consecutive in un laboratorio di medicina del sonno. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti per quattro giorni ad una dieta controllata; l’ultima sera, invece, è stata concessa un’alimentazione libera. Confrontando le registrazioni notturne sul ritmo del sonno non è emersa nessuna differenza nella qualità del sonno relativo delle prime tre notti, mentre dopo una cena libera, in cui i partecipanti hanno mangiato cibi diversi sia in termini di quantità che di qualità, si è osservata una riduzione del sonno a onde lente (la fase più profonda del riposo notturno) ed un prolungamento della fase di addormentamento (29 minuti rispetto ai 17 delle prime notti).
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Oltre a questi dati molto chiari è emerso anche che una dieta ricca di fibra vegetale allungherebbe addirittura la durata della fase più profonda del sonno, a differenza di quanto è stato invece osservato in soggetti che abusavano di alimenti ricchi di grassi saturi. Il consumo di alimenti ad alto contenuto di zuccheri, è stato invece correlato ad un sonno poco ristoratore, interrotto da un notevole numero di risvegli. I dati non lasciano dubbi: una dieta più equilibrata determina un sonno continuo e ristoratore. A sua volta un sonno ristoratore favorisce il rilascio della leptina, un ormone che regola lo stimolo della fame e di conseguenza facilità il mantenimento di un peso costante. Nelle persone che dormono poco e male, si riscontrano livelli più alti di grelina nel sangue, ormone che ha un effetto opposto a quello della leptina: questi soggetti mangiano di più e non riescono a sentire il senso di sazietà, il che li porta a mangiare molto più del necessario.