Per chi è in sovrappeso, mangiare o anche solo pensare al cibo attiva istantaneamente i circuiti cerebrali della gratificazione, i più difficili da “spegnere”...
E’ capitato a molte persone di paragonare il cibo auna droga, ma questa non sembra essere più solo una frase pronunciata in un momento di sconforto quando ci si rende conto che la bilancia non scende: è emerso da un recente studio sull’argomento che nei soggetti obesi o in sovrappeso il mangiare, o anche solo pensare ad un cibo che piace, attivano degli specifici circuiti cerebrali legati alla gratificazione. Nei soggetti normopeso, secondo i risultati raccolti dai ricercatori spagnoli che hanno promosso lo studio, questo fenomeno non si verificherebbe. Inoltre, l’attivazione ripetuta di determinati circuiti cerebrali sarebbe difficile dadisinnescare, per cui questo si traduce nel lungo periodo in un circolo vizioso in cui chi ha già dei chili di troppo rischierà di accumularne sempre di più
Fame e cervello, ultime scoperte
Questi recenti dati provengono da uno studio fatto direttamente sugli esseri umani: alcuni soggetti sia di sesso maschile sia femminile normopeso o sovrappeso, sono stati sottoposti a una risonanza magnetica funzionale dopo aver consumato un pasto e durante l’esecuzione delle scansioni del cervello sono state mostrate loro delle fotografie di vari cibi; elaborando i risultati ottenuti i ricercatori hanno osservato che le “reazioni “ del cervello dei normopeso erano differenti rispetto a quelle dei soggetti in sovrappeso. In questi ultimi si è osservato un importante sviluppo delle connessioni neuronali fra due aree del cervello che fanno parte dei circuiti della gratificazione coinvolti in tutti i fenomeni di dipendenza. Nei soggetti normopeso, invece, le aree cerebrali che mostrano una maggior connessione sono altre, non coinvolte nei meccanismi della gratificazione.
Leggi anche: troppi grassi fanno male al cervello
Dopo tre mesi i ricercatori hanno misurato l’indice di massa corporea nei soggetti coinvolti nello studio e hanno notato che negli obesi c’era una proporzionalità diretta tra l’intensità dell’attivazione delle aree cerebrali “attivate” e la tendenza ad accumulare altri chili. Questi dati sembrano quindi dirci che dipendenza da cibo è destinata ad andare avanti in modo sempre più intenso se non viene “disinnescata” in modo adeguato. A confermare i risultati di questo studio è una recente revisione degli studi su questo argomento pubblicata sul Nutrition Journal: secondo gli autori, la dipendenza da cibo è una delle concause dell’obesità. Quello che sembra ormai un dato certo è che negli obesi le aree deputate a inibire il consumo di cibo hanno un metabolismo ridotto. Gli elementi emersi aiutano a capire perchè gli obesi, proprio come chi dipende dalle droghe, tendono a perseverare nel loro comportamento nonostante i rischi elevati sulla salute e in alcuni casi, sulla vita sociale.