Secondo l’OMS è solo l'alta temperatura alla quale spesso lo beviamo a far sì che il caffè sia stato considerato, a torto, una bevanda "a rischio"...
Una recente ricerca dell'Oms ha riabilitato il caffè espresso e il mate-bevanda popolare soprattutto in Sud America e in Spagna - dopo i sospetti avanzati dai ricercatori degli anni Novanta: non sono le sostanze in sé a comportare rischi per la salute, ma sarebbe la temperatura alla quale vengono assunte che fa la differenza. Dallo studio è emerso che tutte le bevande, quando assunte molto calde, potrebbero essere una "probabile" causa di cancro.A diffondere la notizia è stata l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che ha escluso il caffè e il mate in sé, a meno che non siano bevuti bollenti, dalle possibili cause di tumori.
"Sarebbe meglio quindi evitare bevande a temperature molto alte perché è probabile che possano provocare il tumore dell'esofago", come ha dichiarato Wild, responsabile dello studio . Con la definizione "bibite molto calde" gli studiosi si riferiscono a quelle che vengono consumate a temperature uguali o maggiori di 65°C. Mentre nel Nord d'America e in Europa caffè e tè si bevono a temperature molto più basse, in Cina, Iran, Turchia e in alcuni paesi dell'America del Sud, dove il tè ed il mate vengono consumati a circa 70° C , spesso attraverso cannucce che portano il liquido direttamente nella gola creando dei fenomeni di irritazione locale che poi tenderebbero a trasformarsi in lesioni che predispongono all’insorgere di tumori.
La ricerca "assolve" dunque il caffè, che nel lontano 1991 era stato inserito in un elenco di sostanze che potevano essere cancerogene (classificato come 2 b) in riferimento in particolare al tumore della vescica. Il nuovo report, ora, ha spostato il caffè nella categoria 3 che indica l’assenza di evidenze di rischio oncologico. Il rischio inizialmente attribuito al caffè non è stato poi confermato dalle ricerche degli ultimi 25 anni che, anzi, gli hanno persino attribuito un effetto protettivo su due tumori: quello dell'utero e quello del fegato. Il parere dell'Oms, sembra quello di considerare 'normale' un consumo medio di 3-4 tazzine al giorno da parte di persone che non soffrano di malattie come la cirrosi.