Spesso le persone sovrastimano i cibi sani che consumano e "dimenticano" quelli nocivi, complicando il lavoro di ricercatori e dietologi: ma ora c'è un test...
Sei davvero consapevole di quello che mangi? Sembra di no. O forse "bari" (spesso inconsapevolmente) quando ti viene richiesto. Secondo un team composto da studiosi dell’Imperial College di Londra e delle Università di Newcastle e Aberystwyth, ciò avverrebbe troppo spesso (nel 60% dei casi) e metterebbe in dubbio alcuni studi effettuati. I ricercatori hanno così ideato un test che svelerebbe la verità e indicherebbe, tramite un semplice esame sui residui di cibo nelle urine, cosa mangiano davvero le persone e se la loro dieta è sana quanto affermano oppure no. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Lancet Diabetes and Endocrinology.
Il problema di "mentire" su ciò che si mangia davvero riguarda soprattutto le persone obese o sovrappeso, che in questo modo rendono inattendibili i risultati degli studi scientifici che riguardano le loro problematiche. "Spesso non abbiamo un reale controllo su ciò che le persone mangiano - spiega Gary Frost, tra gli autori dell’indagine -. Nella stragrande maggioranza dei casi ci basiamo unicamente su ciò che i partecipanti dichiarano. Ma è stato dimostrato che circa il 60 per cento degli individui intervistati o coinvolti in sondaggi riporta in maniera scorretta la propria dieta quotidiana". Nel dettaglio, dicono gli esperti, si tende a sovrastimare la quantità dei cibi sani introdotti - frutta e verdura - e sottostimare il junk food o i cibi più ricchi di grassi e zuccheri. E se in generale tutte le persone incorrono nell'errore, le persone obese o con qualche chilo di troppo tendono a commetterne di più.
Il test sulle urine svela le "bugie" dichiarate (più o meno volontariamente) dalle persone coinvolte. I residui di cibo nelle urine forniscono indicazioni su grassi, zuccheri, fibre e proteine consumati nell'arco della giornata, bypassando ogni dichiarazione. Il controllo su ciò che si scrive, ad esempio, su un diario alimentare è pressoché impossibile quando si parla di studi su centinaia o migliaia di persone. Il test potrebbe davvero consentire passi avanti in questo campo e forse, una volta reso di pubblico utilizzo, diventare anche uno strumento utile anche per i dietologi, che potrebbero avere in questo modo un quadro più veritiero circa le abitudini alimentari dei loro pazienti.