Il bullismo non è un fenomeno nuovo, ma i dati statistici più recenti (Censis 2008) indicano un forte incremento negli ultimi anni. È quindi un tema di grande attualità che riguarda non solo solo le famiglie dei bambini (o dei ragazzi) che lo subiscono, ma anche le famiglie di quelli che lo "praticano". Queste ultime si trovano fra l'incudine e il martello (ovvero fra la preoccupazione per il proprio figlio e lo stigma del gruppo sociale verso il suo comportamento). Ma perché un bambino diventa un bullo?
Perché un bambino diventa un prevaricatore
Il comportamento aggressivo di un bambino può nascere come reazione a un dolore: l'abbandono da parte di un genitore in tenera età, un clima familiare poco sereno con litigi continui. Altre cause: il timore di non essere amati, un'educazione troppo permissiva o al contrario eccessivamente severa. Il bullo in ogni caso reagisce con una superiorità sprezzante e una svalutazione degli altri: in realtà, ha solo un grande bisogno di amore.
Prevenire il bullismo: occhio ai segnali d'allarme
Esistono sono alcune spie che devono mettere in allerta i genitori.
Attenzione: è un po' "spocchioso" o è proprio bullo?
L'argomento è delicato e l'apprensione di genitori o insegnanti può dar luogo ad allarmismi che non sempre hanno un fondamento. Ci sono ragazzi più forti di altri, che sanno imporsi al gruppo: questo non deve portare a definirli "bulli" in maniera automatica. Il bullismo, infatti, risponde a caratteristiche precise.
Le mosse vincenti per sconfiggere il bullismo
Il bullismo si manifesta unicamente nelle relazioni tra pari, quindi a scuola o all'interno di un gruppo. Per questo i genitori sono gli ultimi "a sapere". E, quando avviene, il senso di colpa e la vergogna sono forti, tanto da portare a reazioni poco utili, come il rifiuto di prendere atto, oppure il passaggio immediato a sistemi punitivi severi o ancora l'inattività totale. In realtà un ragazzo che si comporta da bullo esprime malessere, immaturità, insicurezza, scarsa autostima, nonostante possa sembrare il contrario. Ha bisogno di aiuto, al pari delle sue vittime. Anzi ne ha doppiamente bisogno: le vittime, nel momento in cui denunciano i fatti, ricevono solidarietà, vicinanza e difesa. Un bullo viene punito, isolato, condannato, in molti casi senza che vengano messe in atto contromisure per il suo recupero.
Il ruolo della famiglia
Cosa potrebbe fare la scuola
La scuola dovrebbe insegnare maggiormente agli alunni a interiorizzare una cultura della tolleranza e del rispetto verso i coetanei, attraverso la riflessione e la piena consapevolezza della condotta sbagliata messa in atto con la vittima. Il bullo non andrebbe isolato, ma educato all'accettazione dell'altro. Non è del tutto consapevole della sofferenza che provoca. Dunque, bisognerebbe aiutarlo a comprendere la conseguenza del suo gesto nei confronti della vittima, mediante la condivisione del dolore. Come? Attivando, ad esempio, laboratori teatrali in cui favorire la simulazione del conflitto fra pari. Sarebbe inoltre auspicabile pensare a un percorso di comprensione fatto di stimoli, immagini, racconti ed esercitazioni per ripensare i sentimenti vissuti e le reazioni emotive; e per esercitarsi a imparare a gestire le proprie emozioni, sviluppando la massima tolleranza verso chi è diverso da sé.