Non serve farsi travolgere dal senso di colpa ma sapere che per i nostri figli la cosa più importante è la qualità del tempo trascorso insieme
Nonostante i sempre più numerosi esempi di conciliazione felice fra maternità e lavoro, uno dei "nodi" comuni alle mamme che lavorano continua ad essere il senso di colpadi non poter garantire ai figli una presenza continua, soprattutto nei primi anni. In teoria l'accordo è quasi unanime sul fatto che sia la qualità e non la quantità del tempo vissuto con i bambini a fare la differenza, ma nel quotidiano spesso basta che il piccolo un giorno mostri insofferenza verso i nonni o la baby-sitter, sia meno attento a scuola, più silenzioso del solito, o magari più disobbediente che subito scatta l'auto-colpevolizzazione: "E se fosse perché lavoro e passo poco tempo con lui?".
Ancora oggi è diffusa fra molte mamme la convinzione, dura a morire, che i bambini, se la mamma resta a casa, siano più felici e che se questo è il premio per il sacrificio, ben valga la pena di rinunciare alla propria realizzazione personale e all'indipendenza economica. In realtà non è così.Certo educare i figli rappresenta sempre una piccola fatica quotidiana. Ma una mamma che lavora riesce a portarla avanti probabilmente con grande equilibrio, proprio grazie al distacco che la sua attività le regala, soprattutto se si ha la fortuna di svolgere una professione per lei gratificante. Una mamma lavoratrice è una donna più informata, ha più stimoli e spesso una maggiore apertura mentale. Senza dimenticare che oggi esistono sul mercato interessanti servizi che possono sgravare le mamme da alcune incombenze quotidiane che, specie in certi momenti dell'anno come le settimane che precedono il Natale, possono essere molto fastidiose.