La loro forza è la nostra stanchezza, perché torniamo esausti dal lavoro e siamo pronti a concedere tutto purché smetta: così non va…
Fino a ieri ci obbediva senza protestare, ma intorno ai due anni il nostro bimbo comincia a sviluppare le sue intenzioni e cerca di affermare la sua volontà e personalità. Ed ecco che nel giro di pochi mesi ci troviamo in casa un piccolo contestatore, un diavoletto capriccioso che vuole a tutti i costi vedere soddisfatta ogni sua richiesta. Dalle piccole cose quotidiane come la scelta del cibo, il vestirsi, il riposino pomeridiano fino ai più estenuanti capricci della sera quando si rifiuta di smettere di giocare per andare a mangiare, di lavarsi i denti e mettersi il pigiamino e di andare a dormire prima dei grandi.
Ogni sera si ripropone la stessa scena e ogni volta cerchiamo di uscirne al meglio. Ma, forse, non tutti sanno che è il modo di reagire dell’adulto al capriccio che ne condiziona la frequenza e l’esito. Se si cede, il bambino impara che con il suo atteggiamento può ottenere ciò che vuole, come giocare mentre cena, ritardare la nanna o costringere mamma e papà a stare sempre con lui. Se l’adulto, invece, è saldo, coglie il senso dei capricci che possono anche indicare un bisogno di maggiore attenzione o essere sfogo di stanchezza, e rimanendo tranquillo permette anche al bambino di ritrovare uno stato di calma.
Sappiamo bene che quello che ci sta chiedendo non va bene, eppure per comodità o puro quieto vivere ci mostriamo disponibili e assecondiamo i suoi desideri, tutti! Se agiamo così farà fatica a tollerare la frustrazione e a confrontarsi con eventuali difficoltà. Per aiutarlo cercate con lui delle alternative rispetto a ciò che vorrebbe: per esempio “Non puoi mangiare la torta, però posso darti un frutto” o “Non puoi stare sveglio fino a tardi, ma vengo con te a nanna e ti racconto una fiaba”.
Promettere una ricompensa come un dolcetto o altre cose piacevoli se smette di agitarsi e si comporta bene è un’arma a doppio taglio: rischia di rinforzare i comportamenti di protesta che mirano al premio. non deve avere l’impressione di essere più forte di mamma e papà, altrimenti utilizzerà questo suo potere sempre più spesso per ottenere ciò che vuole.
Ogni tanto possiamo dargliela vinta: in questo modo riconosciamo che l’ostinazione con cui difende le sue richieste è il segnale che è capace di proteggere la sua specificità e diversità da noi. Quindi cerchiamo di non essere sempre inflessibili: un atteggiamento troppo rigido, infatti, può spingerlo a essere troppo remissivo oppure decisamente ribelle.
Quando il bimbo è colto da un “attacco capriccioso”, è meglio non fare niente! Lascialo sfogare, anche perché è inutile cercare di farlo ragionare sull’inutilità della bizza. In quel momento, infatti, non vuole sentire ragioni poiché è completamente immerso nel suo bisogno. Difendilo dal farsi male e dal danneggiare gli oggetti, ma non sgridarlo e non insistere perché faccia qualcosa che si rifiuta di fare. Gioca piuttosto al broncio e rispecchia le sue smorfie finché si stempera la sua agitazione.