Cervicale e ansia: cause, sintomi e rimedi per superarli
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Cervicale e ansia: cause, sintomi e rimedi per superarli

Ansia e cervicale sono spesso correlati: scopri come riconoscere i sintomi della cervicale da ansia o da stress, perché colpiscono e i rimedi per superarli

Viene chiamata cervicale, in realtà si tratta più propriamente di cervicalgia, cioè un dolore che colpisce le vertebre cervicali, ossia le prime vertebre della spina dorsale, quelle più vicine alla nuca. Ne soffrono 15 milioni di italiani. Colpisce maggiormente le donne, con un picco di incidenza tra i 40 e i 60 anni, non a caso durante il periodo di maggior impegno lavorativo. Infatti la cervicalgia risulta essere associata, più di ogni altro disturbo muscolo-scheletrico, a condizioni di stress psicologico e ansia cronici, che spesso trovano nel luogo di lavoro uno dei fattori scatenanti.

La cervicalgia è insomma un male comune ai nostri tempi, favorito anche dalle cattive abitudini moderne, in primo luogo quella di stare molte ore della giornata fermi alla scrivania davanti al computer. La stessa posizione, anche corretta, se mantenuta troppo a lungo rischia infatti di alterare l’equilibrio posturale e di incidere sulla colonna e in particolare sul tratto cervicale, causando contratture e dolori. Ma spesso anche la tensione, l’ansia e lo stress possono causare una particolare contrattura dei muscoli del collo.

Indice dell'articolo

Ansia e cervicale: i sintomi più comuni

Il sintomo più rilevante e immediato della cervicale è il dolore al collo, che può diventare torcicollo, cioè una condizione di limitata mobilità che arriva fino al blocco completo del collo. Molto spesso chi soffre di disturbi cervicali cronici accusa anche mal di testa, vertigini, difficoltà a concentrarsi, fastidi alla vista. Esiste infatti un legame tra infiammazione cervicale e questi effetti sgraditi. Le prime vertebre cervicali sono fortemente connesse a un importante centro nervoso, il tronco dell’encefalo. Un’infiammazione costante del tratto cervicale della colonna può rendere più sensibile questa struttura e provocare sintomi pseudoneurologici (vertigini, capogiri, problemi di equilibrio, ecc.), aggravati dalla presenza di ansia e stress nella persona che ne è colpita. Questi disturbi risultano a volte estremamente invalidanti.

Torcicollo

Il dolore è localizzato al collo, aumenta con il movimento e a volte lo inibisce, spesso non è costante né simmetrico. Spesso non si limita alla zona del collo e delle spalle, ma si irradia lungo il braccio.

Cefalea

Il torcicollo è associato a episodi di cefalea, che viene definita cervicogena proprio perché scatenata da disfunzioni a livello cervicale.

Disturbi alla vista

Fastidio alla luce, vista meno chiara, difficoltà a mettere a fuoco con sintomi che possono manifestarsi anche in assenza di alcun problema oculistico.

Vertigini e sbandamenti

Anche se l’otorino dice che va tutto bene, la persona si sente come “in barca”: soffre di vertigini e si sente instabile.

Mancanza di lucidità e concentrazione

In molti casi ne risente anche l’attenzione, con difficoltà a concentrarsi e sensazione di avere la testa vuota.

Gambe molli e deboli

Oltre a vertigini e sbandamenti, la persona che soffre di cervicalgia ha anche la sensazione di avere le gambe molli, che non rispondono correttamente.

Tachicardia

Un altro effetto dell’infiammazione cervicale è l’accelerazione del battito del cuore, conseguenza legata al coinvolgimento del nervo vago oltre che alla presenza di ansia e stress. 

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Le principali cause del dolore cervicale

1) Le posture sbagliate e la sedentarietà

Fra le cause più comuni di dolore da cervicalgia c’è un sovraccarico legato a cattive posture prolungate che vanno ad alterare l’equilibrio della colonna vertebrale. Per esempio nel caso di lavoro al computer, in presenza di una postura mantenuta per oltre un’ora, sarebbe necessario e consigliabile alzarsi e variare posizione. La scarsa o assente attività fisica influisce sulla scarsa mobilità e sulla presenza di stati di tensione muscolare prolungati.

2) Le cause psicologiche ed emotive

Molto importanti sono anche le cause emotive, come ansia e stress, che possono essere all’origine di un dolore privo di una motivazione visibile e misurabile attraverso esami e test diagnostici. Da considerare infatti lo stretto legame tra stati emotivi e posture scorrette, come vedremo tra poco.

3) La comparsa dell’artrosi

Diverso è il caso del dolore cervicale provocato dall’artrosi, che è la conseguenza dell’usura delle cartilagini che rivestono le superfici poste all’interno delle articolazioni. Questa problematica può essere dovuta a numerosi fattori: età (con l’invecchiamento l’usura è un fatto naturale), fattori genetici, traumi più o meno importanti, sovrappeso e stati infiammatori cronici che determinano la distruzione delle fibre di collagene che danno struttura all’articolazione.

Le posture sbagliate dipendono anche dagli stati emotivi

C’è una correlazione tra stress e dolori. Da una parte, infatti, la prima causa di dolore cervicale può essere ricondotta, come abbiamo visto, a un eccessivo stato di tensione muscolare causato dal mantenimento di posizioni scorrette durante la giornata. Ma le situazioni di ansia e stress influiscono in modo significativo: gli stati emotivi infatti si riflettono sui muscoli, che si irrigidiscono eccessivamente e a lungo, facendo assumere posture scorrette e interessando così anche le ossa.

Tra il nostro sistema motorio e la nostra vita emotiva c’è quindi un legame assai stretto: quando ad esempio assumiamo una postura contenuta, braccia attaccate al corpo e gambe unite, parallele, il nostro spazio si riduce al minimo indispensabile. È quanto ci accade, per esempio, se siamo all’interno di un autobus affollato. Quando restringiamo il nostro spazio fisico, rinunciamo anche al nostro spazio emotivo ed esistenziale. L’atteggiamento posturale segnala una svalutazione di sé (nel caso della contrazione degli spazi) oppure una ipervalutazione di sé (se si occupano spazi non propri).

La postura di chi soffre di ansia, stress, depressione

In coloro che vivono stati d’ansia e stress che portano a non avere fiducia in se stessi e a una generale condizione di depressione, la postura è incassata e non svolge completamente le potenzialità di altezza della colonna. Lo sguardo tende a rivolgersi verso il basso e la testa non è in asse con le spalle ma leggermente avanzata. Lo sguardo è schivo e il movimento oculare è accentuato. Questo, che si chiama nistagmo, non si “afferra” su un oggetto singolo (banalmente: lo sguardo dell’interlocutore), ma rimbalza qui e là, come alla ricerca di una ciambella di salvataggio.

Questo movimento a sua volta fa girare la testa, crea una vertigine che rende ancora meno centrati e sicuri di sé. Le spalle si curvano in avanti. L’intento è probabilmente di tipo protettivo nei confronti di organi vitali come cuore e polmoni. Si tratta di un riflesso condizionato naturale che serve a minimizzare l’impatto dei colpi potenzialmente pericolosi in caso di lotta. Ma qui non c’è una vera lotta: la battaglia è solo con se stessi e le proprie insicurezze. Questa postura prolungata “ruba” spazio ai polmoni e peggiora l’ossigenazione del sangue. Il risultato è una minore chiarezza di pensiero ed efficienza muscolare.

Cervicale da ansia e stress: le cause psicosomatiche

Da un punto di vista psicosomatico il collo assomma in sé vari significati: è un ponte tra la testa, cioè il mondo dei pensieri, e il corpo, cioè mondo degli istinti; è poi ovviamente la struttura di sostegno della testa (per cui si dice: “avere la testa sul collo”, per intendere una persona molto responsabile); ed è infine ciò che ci permette di girare lo sguardo intorno a noi cambiando visione. Considerando questi significati, un dolore alle vertebre cervicali può emergere a causa di una forte ansia che deriva da un eccesso di aspettative e dal conseguente autocontrollo esasperato dei propri pensieri e delle proprie azioni. Ecco allora alcune caratteristiche di chi scarica la propria tensione emotiva sui muscoli, perennemente contratti sia per non cedere il controllo, sia per sostenere la massa di pensieri che grava sul collo:

  • perfezionismo ostinato;
  • costante tentativo di mantenere il dominio dei pensieri su emozioni e istinti (di cui il corpo si fa portatore);
  • difficoltà ad abbandonarsi al piacere e a lasciar fluire bisogni e i desideri;
  • voler guardare solo in una direzione – quella dello scopo e della finalità razionale - evitando distrazioni e tentazioni.

Non è un caso che la prima delle sette vertebre del tratto cervicale sia stata chiamata Atlante (C1), nome che deriva dall’antica mitologia greca. Atlante era un Titano che reggeva sulle spalle tutto il mondo; e lo stesso fa la prima vertebra cervicale, incaricata di sorreggere il cranio e tutto il suo contenuto “ideale”.

La maggior parte delle persone ha Atlante fuori sede (sublussato) e questo determina un disallineamento della testa rispetto al corpo, con muscoli anch’essi disallineati e contratti, che limitano il passaggio del segnale nervoso (rappresentato da impulsi elettrochimici) dal cervello al corpo. Una condizione che, nel tempo, non può che causare dolore e disturbi di varia natura. Ma all’origine di questa sublussazione possiamo immaginare che ci sia anche un eccesso di carico esercitato sul collo da “pensieri pesanti” che non lasciano mai libero l’individuo, per reggere i quali deve contrarre i muscoli che reggono il capo.

La contrazione muscolare esprime quindi una lotta strenua che avviene tra cedere al desiderio e resistere, tra controllo e spontaneità, tra tener duro e lasciarsi andare e in generale manifesta una forte paura dei propri istinti, vissuti come pericolosi e trasgressivi.

Riassumendo: in un’ottica psicosomatica, i dolori al collo colpiscono chi, per eccessivo senso del dovere, fatica a lasciarsi andare e presenta troppa rigidità di fronte al piacere, all’istinto, alla flessibilità. C’è una rigidissima (e a volte testarda) ostinazione a sopportare le responsabilità che mal si concilia con l’elasticità e l’adattamento necessari ad assorbire i colpi della vita senza spezzarsi. L’eccessiva rigidità “pesa” insomma come un macigno sul collo e lo blocca.

Ansia e cervicale: rimedi psicologici efficaci

C’è quindi una stretta correlazione tra ansia e cervicale, che si presentano assieme come una sorta di sistema di allarme per indicare un atteggiamento mentale che ha perso spontaneità e si è caricato troppo di aspettative legate a modelli di perfezione. Finché il sistema di allarme resta attivo, il tono muscolare è costantemente teso e produciamo sostanze che alimentano le infiammazioni. I muscoli cervicali, insomma, si irrigidiscono: in questo modo, a volte senza che ce ne rendiamo conto, costringiamo la colonna vertebrale ad assumere posizioni innaturali per compensare la rigidità muscolare. E a fine giornata ci troviamo in preda al torcicollo. Accade anche quando siamo in ansia per qualcosa, quando ci sentiamo agitati e tesi: lo stato emotivo si riflette sempre sul corpo.

Sposta l’attenzione dal dovere al piacere

Se accusi un mal di collo ricorrente, prova a pensare al fatto che troverai sollievo a lungo termine non solo rilassando i muscoli, ma anche la mente. Un buon modo per farlo è spostare l’attenzione dai problemi che ti assillano, e sui quali continui a produrre pensieri di controllo per lo più inutili, a qualcosa che ti piace fare. Ritagliati ogni giorno un momento di svago piacevole come un’attività che ami: può essere uno sport, un gioco, ma anche semplicemente coltivare le piante sul balcone, cucire, dipingere, leggere… Così facendo la testa si alleggerisce e peserà meno sul collo e anche la soluzione dei problemi ti apparirà più semplice.

Ascolta il mondo interiore

Se il mal di collo è causato dall’ansia, zittire il dolore con un farmaco non può essere risolutivo. Impara ad ascoltare il tuo mondo interiore: ti abituerai a decifrarne i bisogni quasi prima che si manifestino nel corpo. Ad esempio, prima di restare bloccato, forse più volte ti sarà capitato di dirti: «Devo resistere»; «È difficile, ma posso sopportare»; «Devo farcela, devo tener duro»; «Dipende tutto da me, non posso tirarmi indietro, chissà cosa penserebbero gli altri». Ferma queste parole: sono attacchi contro te stesso. Si tratta di un appesantimento della mente e del corpo dovuto al fatto che il piacere e la naturalezza hanno perso spazio nella tua vita. 

Non caricarti di troppe responsabilità

Una cosa utile che puoi fare per prevenire la cervicalgia da ansia è tracciare i tuoi confini e reclamare i tuoi spazi. Senza sensi di colpa. Le uniche persone che si irriteranno per aver messo dei limiti alla tua disponibilità, sono le stesse che ora si approfittano di te. A volte l’accumulo di tensioni che appesantiscono la mente e il collo si deve proprio all’incapacità di porre dei limiti alle richieste degli altri. Non si riesce o non si vuole dire di no: per questo si finisce con il sobbarcarsi di responsabilità e impegni che non ci competono. Alimenta il tuo “sano egoismo”, quel lato che genuinamente si occupa di te. È sbagliato considerarlo un difetto: l’egoismo “buono” è una spinta istintiva che ci porta all’autoaffermazione (e quindi all’autostima). Ci insegna a prenderci cura di noi stessi, e quindi ad alleggerire la testa e il collo dai pesi inutili.

Riza Psicologia
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