Di fronte a simili dilemmi vorremmo fare la scelta giusta, ma se fosse proprio quest'obbligo di scegliere fra una relazione e l'altra a bloccare la nostra evoluzione?
Ci scrive Luciana, alle prese con un problema di cuore. "Da due anni sono divisa a metà: sono sposata con un uomo con cui ho una grandi affinità, ma la passione con gli anni è sfumata. E ho una relazione con un amante, con cui passo momenti di fuoco, ma fuori dal letto c'è poco in comune. Mio marito non sa nulla, solo l’idea di farlo soffrire mi fa sprofondare di vergogna... Così tormento le amiche ma non risolvo nulla, non decido..."
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Quando identifichiamo un problema, puntualmente lo cronicizziamo. Luciana si ripete frasi come queste: "Il mio problema è la relazione con mio marito… Però con chi sto, con lui o con l’altro? Sì ma non posso lasciarlo. Però vorrei che il mio amante mi trattasse diversamente… Prima o poi lascio mio marito... Sì ma con l’altro non c’è molto oltre il letto...". Tutto questo crea una chimica particolare dentro il cervello che si deposita e diventa simile a una nube tossica. Crediamo che la nostra vita dipenderà dalla decisione che prenderemo, quale relazione privilegeremo, ma non è così. Non serve nemmeno confidarsi con le amiche: parlando con loro del suo “dilemma” lo cronicizza.
Cosa si deve fare dunque quando sorge un dilemma emotivo di questo genere? Creare silenzio dentro di se, non parlarne più con nessuno, entrare nel buio, nel nulla e “sia quel che sia”. Nella vita c’è un momento in cui dobbiamo diventare davvero donne e uomini. E una donna decide da sola, pensa da sola, ragiona da sola, altrimenti è come una bambina che continua a fingere, a recitare un mantra: "Sto con lui o sto con l’altro?", senza che questo approdi a nulla. Con ogni probabilità, a Luciana in questo momento le cose vanno bene così, non vuole decidere fra una relazione e l'altra, altrimenti avrebbe già scelto...
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Il problema non può mai essere il matrimonio. Non può mai essere una relazione. Non è un rapporto che può rendere felici; non è un rapporto che può rendere infelici. Il punto chiave è: Luciana sta facendo Luciana? Questa è la partita. Come tutti, Luciana non è nata per essere una donna qualsiasi, c’è qualcosa di unico che la crea. Bisogna ragionare così: "Io sono una pianta, il mio seme fa la mia pianta: il mio lavoro consiste solo nel non disturbare il lavoro della pianta". Allora, se stai nelle cose senza volerle correggere, non ci sarà più un problema di relazione da risolvere, non conterà andare più o meno d’accordo, non ci sarà da lasciarsi o non lasciarsi. L’anima, liberata dall’identità, trova la persona che "serve" nel momento in cui serve. Il solo lavoro da fare è dunque percepire bene l'interno, quel che si prova. Più ci si allontana dall'idea che ci si fatto di noi, più il nucleo regala incontri giusti, i pensieri giusti, le immagini giuste: tutto ciò che serve...