La passione non ha bisogno di spiegazioni: se ti arrendi al suo potere, senza domande sul futuro, l'Eros ti fa evolvere come nessun'altra esperienza può fare…
Ci scrive un’amica di Riza Psicosomatica che chiede di restare anonima. Lo fa per raccontarci la travolgente passione che sta vivendo da qualche mese con un uomo e che, per qualche ragione, non riesce a vivere serenamente: “Non ho mai provato niente di simile. Per lui faccio cose di cui non mi credevo capace: mento, guido per ore di notte, non ho alcuna inibizione. Eppure, nonostante vederlo sia diventata quasi la mia ragione di vita, non mi sento felice. Dopo ogni incontro subentra la tristezza: mi rendo conto che non condividiamo nulla, non stiamo andando da nessuna parte e, soprattutto, che non è la persona con cui vorrei stare. Eppure continuo ad aspettare le sue chiamate e, se non arrivano, è l’inferno.” Perché mi accade questo?
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Apparentemente la risposta a questa domanda sembra facile: la tristezza è dovuta alla totale assenza di progettualità in questa relazione. La nostra mente, schiacciata dal fattore tempo e dal bisogno di continuità, ci dice che così non andremo da nessuna parte. E questo, sotto un certo punto di vista, può essere vero: una relazione costruita solo sull’aspetto passionale difficilmente porterà a un matrimonio o ai figli. Una consapevolezza che può essere dura da accettare, soprattutto per le donne che, tendendo spesso a vedere le cose solo in una prospettiva matrimoniale, non colgono il senso profondo insito nei legami passionali. Un senso profondamente evolutivo...
Storie come quella che vive la nostra lettrice, prive di una funzione generativa dal punto di vista “biologico”, sono invece importantissime dal punto di vista psichico. Non portandoci da nessuna parte, in realtà ci riportano a noi stessi, a quelle parti di noi che abbiamo sepolto sotto la corazza di identificazioni precostituite, quelle che ci fissano in un ruolo una volta per tutte e che davvero non ci portano da nessuna parte, perché bloccano la nostra crescita. “Faccio cose di cui non mi credevo capace”. Ecco la funzione di queste relazioni: è Eros che ci apre al mistero di noi stessi.
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Se ragioniamo da questa prospettiva, la risposta alla domanda cambia completamente. La tristezza arriva non per ricordarci che stiano vivendo una storia senza futuro, ma perdire addioa una parte di noi, quella omologata, che crede che esista un modo normale e giusto di vivere le relazioni e che quindi tutti gli altri siano sbagliati. Più saremo in grado di accoglierla e più il nuovo che è in noi sarà lasciato libero di esprimersi. In questo modo, quando la passione finirà, potremo allora renderci conto dell’immenso dono che ci è stato fatto…