La sindrome della crocerossina nasce dall’illusione che chi aiutiamo dovrà amarci “per forza”: sembra generosità, ma nasconde il bisogno di controllare il partner
Irene scrive alla redazione di Riza psicosomatica perché vorrebbe aiutare il suo compagno a risolvere un disturbo psicologico: “Simone ha spesso forti crisi di ansia, e io non so come fare per fargliele passare; non ne conosco nemmeno la causa, forse ha vissuto un passato difficile? Vorrei qualche consiglio in proposito”.
Irene è comprensibilmente preoccupata per il suo compagno: soffrire di crisi ansiose è doloroso, si vorrebbe al più presto una soluzione. Il disturbo però è di Simone, non di Irene! Lei non è una psicoterapeuta, un'infermiera o una crocerossina e quindi cercare di “fare qualcosa” per combattere un disagio che non è suo, è dannoso e controproducente. Non serve nemmeno scavare nel suo passato, alla ricerca della causa del suo malessere. La soluzione è nelle mani di chi sta soffrendo; lui dovrebbe decidere di farsi aiutare, non è una cosa affrontabile dalla coppia. Questo è il solo aiuto che Irene può offrire: invitare Simone a prendersi cura di se stesso.
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Mentre fa questo, Irene dovrebbe aver presente tutte le caratteristiche di Simone che ancora la attraggono, quelle per le quali la loro relazione ha ancora un senso, al di là dei problemi che lui ora sta attraversando. È la sua compagna e non sua madre né il suo dottore, per cui non dovrebbe trascurare gli aspetti legati all’eros e alla magia che unisce la coppia, altrimenti rischia di portare la storia su un altro piano, patologico: il rischio che corre chi è affetto dalla sindrome della crocerossina è proprio quello di trasformare una relazione alla pari in una asimmetrica, fatta da un bisognoso e da un salvatore. Così, l'amore si spegne. Le persone (la sindrome da crocerossina può colpire anche gli uomini) che cercano in tutti i modi di occuparsi dei problemi del partner, e che quindi sono vittime della sindrome della crocerossina, nascondono un bisogno inconscio di controllo e una profonda paura di perdere l'amato; così, attraverso la generosità, tentano di tenerselo il più stretto possibile, fino a “soffocarlo”. Per guarire dal complesso della crocerossina, occorre in primo luogo rendersi conto di queste necessità profonde, mascherate dalla disponibilità.
Oltre a vivere il partner solo come la persona con la quale si ha una relazione sentimentale e non di pronto soccorso, è importante, specie nei momenti di difficoltà, ricordarsi di se stessi. Coltivando la propria individualità si potranno far emergere quelle energie in grado di farci evolvere e che aiutando a guarire dalla sindrome della crocerossina si rivelano benefiche anche per chi ci sta vicino. Al bando quindi gli sforzi salvifici o i grandi sacrifici: l’unico compito ognuno ha nella vita è curare la pianta che sta fiorendo dentro di sé. Se ti occupi in primo luogo di te, puoi smettere i panni scomodi della crocerossina pronta al martirio e vivere appieno la tua esistenza
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Qual è il tuo vero carattere? Sai lasciarti andare alle passioni che ti tent...