La depressione è caratterizzata da un abbassamento del tono dell’umore. Scopri i sintomi, le cause e le principali cure di questa patologia
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La depressione è un disturbo dell’umore caratterizzato da sintomi che riguardano la sfera emotiva, cognitiva e corporea.
Tipici della depressione sono l’abbassamento del tono dell’umore, l’eccessivo e persistente senso di tristezza e di vuoto, l’incapacità di trarre piacere dalle attività quotidiane, la perdita di speranza verso il futuro, la fatica e la stanchezza cronica, oltre al rallentamento delle funzioni cognitive. Anche l’appetito e il sonno ne risentono, aumentando o diminuendo in modo anomalo. È nota fin dai tempi antichi con diversi nomi: melancolia, umor nero, male oscuro.
Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la depressione riguarda 300 milioni di persone nel mondo, con una prevalenza che può arrivare a 1 persona su 5 in alcune regioni del pianeta. In seguito alla pandemia di Covid-19 le persone affette da depressione sono aumentate del 28%.
È il 50% più comune fra le donne rispetto agli uomini e fino al 10% delle donne gravide o che hanno partorito vengono colte da depressione. Tali proiezioni fanno della depressione la prima causa di disabilità a livello globale. Questi dati sono sufficienti a spiegare perché l’ OMS parli di questo disturbo psichico come della “malattia del secolo”.
Dal 2020, la depressione rappresenta la seconda patologia più invalidante (dopo le patologie cardiovascolari) al mondo ed è anche una delle patologie più diffuse. In Italia, si ritiene riguardi fino a 2,8 milioni di persone. Si stima inoltre che il rischio di vivere uno stato di depressione nell’arco della vita sia approssimativamente del 15%.
Il maggiore rischio legato alla depressione è quello di non riuscire a vederla, di non accettarla, di ignorarla: si nasconde nella stanchezza o nell’iperattivismo oppure nella tendenza a riempire spasmodicamente l’agenda di impegni.
La depressione porta la persona che ne fa esperienza verso il basso, inteso come dimensione simbolica della psiche. L’inconscio innesca una chiusura in sé stessi, uno spostamento verso l’interno che mira al recupero di elementi vitali preziosi. È un andare in profondità per scoprire nuove risorse e produrre cambiamenti.
La depressione rappresenta un meccanismo psichico che mira a portare trasformazioni nella vita e nell’atteggiamento mentale di chi ne soffre: per esempio un cambiamento nello stile di vita, come abbandonare ruoli divenuti insostenibili e incompatibili con il benessere e la salute psicologica, rivedere le proprie priorità o superare legami divenuti obsoleti. Ignorarla e negarla non solo non porta a nessuna soluzione, ma comporta un’angoscia maggiore e maggiori difficoltà nel pervenire a una soluzione.
La classificazione più autorevole e condivisa oggi in tutto il mondo per la depressione si trova nel DSM V, il Manuale statistico e diagnostico per i disturbi mentali. La depressione fa parte dei disturbi dell’umore, che si possono suddividere in disturbi depressivi e disturbi bipolari. Nella depressione l’umore resta costantemente basso, associandosi a un’alterazione dei cicli del sonno e a un rallentamento psicomotorio.
Fra i vari tipi di disturbi depressivi quelli più diffusi sono principalmente tre.
È la forma più grave, priva di cause evidenti, priva di una stagionalità e fortunatamente è anche la più rara, rappresentando infatti circa l’1% dei casi. È caratterizzata dall’incapacità di compiere qualsiasi attività, da gravi sensi di colpa, da pensieri orientati verso il passato e rimuginazioni continue.
Sorge di solito in risposta a eventi esterni come un lutto, un trauma, una perdita, una delusione, un litigio o una difficoltà relazionale.
Questo tipo di depressione presenta i sintomi classici della depressione ma ha un’intensità meno marcata e dura di più nel tempo. Si definisce anche disturbo depressivo persistente proprio per il suo andamento cronico.
I sintomi della depressione coinvolgono la sfera emotiva, quella del pensiero e quella del corpo. Ecco allora che possiamo ritrovare sintomi psicologici e sintomi somatici. Questi possono variare notevolmente da persona a persona, ma esistono alcuni tratti comuni, inequivocabili. Ecco quali sono.
Se la tristezza è il sintomo cardine della depressione, come è possibile capire se quella sensazione di sconforto che si prova in un momento particolare della propria vita è semplice tristezza o se siamo agli esordi di un episodio depressivo? Per capire qual è la differenza tra depressione e tristezza è necessario considerare alcuni campanelli d’allarme: la durata nel tempo della tristezza e l’associazione con altri sintomi.
Secondo il DSM V, perché si possa parlare di depressione la tristezza deve persistere per almeno due settimane: si tratta di una tristezza profonda associata a una “trasformazione peggiorativa” dell’umore e a volte riconosce un andamento stagionale. Inoltre, il funzionamento psichico è alterato: peggiora la capacità di lavorare, di relazionarsi in società e persino negli affetti. Cambiano le prospettive riguardo all’avvenire, ci si chiude in sé stessi, si perde interesse per tutte le attività, anche per quelle che fino a quel momento erano piacevoli e stimolanti.
Anche l’appetito ne risente e si modifica, aumentando o scomparendo. Il pensiero è pervaso da un senso di inutilità o di colpa. A volte compaiono anche pensieri cupi, collegati alla morte o al suicidio.
Questi sono i principali sintomi che, quando presenti, indicano che si sta vivendo un episodio depressivo. Al contrario, la tristezza è un’emozione primaria che appartiene solitamente a un momento isolato e limitato nel tempo; in questo caso, per superarla, non dobbiamo fare nulla se non accettarla e viverla.
La depressione è uno stato emotivo e mentale che ha un impatto fortissimo sul piano corporeo. Il corpo, infatti, incarna la fatica di vivere e la paura di affrontare la realtà, l’essere impantanati in una postura mentale a cui manca la possibilità di rinnovarsi.
La fatica è uno dei tratti principali della depressione: tutto appare insuperabile e faticoso, tutti i processi corporei sono rallentati e i ritmi circadiani sono alterati. Per questo la depressione comporta sempre alterazioni del ciclo sonno-veglia.
Qualunque sforzo sembra eccessivo, la stanchezza diventa cronica e rende pesanti anche le banali azioni quotidiane. Ogni decisione, anche la più semplice, diventa difficile, insormontabile. Ma attenzione: in questa stanchezza l’energia non è carente ma piuttosto intrappolata da attività e da obblighi in cui la passione è venuta meno. Malinconia, tristezza, abulia, mancanza d’interesse, improvvisa voglia di piangere accompagnano la depressione.
Esistono anche forme mascherate di depressione in cui ci si illude che tutto sia sotto controllo, ma in realtà ci si rifugia dietro una sorta di iperattività. È una sorta di fuga da sé stessi: si riempie la giornata di impegni, incontri, amici pur di non vedere quella parte di sé che soffre.
La depressione è, secondo la psicanalisi, una reazione della psiche a stili di vita e schemi di pensiero disfunzionali e disequilibranti. Secondo la famosa psicanalista Marie-Louise von Franz è come se, attraverso la depressione, la libido psichica venisse schiacciata nelle profondità della psiche e dovesse essere recuperata, tirata su.
Obiettivo della depressione è quindi quello di modificare gli schemi di pensiero e di fare il vuoto mentale, permettendo così all’energia della vita di sgorgare nuovamente.
Tra le cause più comuni della depressione ci sono anche fattori esterni che capitano nel corso della vita, come un lutto, un abbandono, un tradimento, una forte delusione o un insuccesso sul lavoro. Si tratta di perdite che hanno un forte impatto sull’interiorità, lasciando un vuoto dentro di sé che porta spesso a innescare circoli viziosi di pensieri negativi e auto svalutanti. A volte, quando i fattori esterni costringono un individuo a intraprendere anche dei cambiamenti interiori (come assumere nuovi ruoli o entrare in nuove fasi della vita), può succedere che le resistenze al cambiamento attivino meccanismi depressivi.
La società moderna sprona gli individui a raggiungere quanto prima determinati obiettivi di carriera, ad inseguire la ricchezza e il lusso, a non perdere mai tempo, ad apparire sempre performanti nelle relazioni professionali così come in quelle sociali. La depressione, che si manifesta con stasi, pausa e immobilità, può essere anche considerata una reazione a una vita eccessivamente improntata sulla performance e sul raggiungimento degli obiettivi esteriori.
La dinamica della depressione, con il caratteristico abbassamento del tono dell’umore, è in realtà finalizzata a rilanciare una spinta creativa rinnovatrice: in quest’ottica possiamo dire che la depressione è una morte simbolica che serve per rinascere.
Da un punto di vista medico, la depressione è stata considerata per lungo tempo un disturbo la cui origine poteva essere spiegata attraverso variabili biologiche e misurabili: ad oggi questo modello è superato da un modo di vedere la depressione non solo legato a uno squilibrio dei neurotrasmettitori che regolano il nostro umore, ma in modo più ampio a fattori predisponenti genetici, neurobiologici, ambientali, a tratti temperamentali e alle abitudini di vita.
A livello biochimico, tra i neurotrasmettitori che hanno dimostrato di essere maggiormente coinvolti nelle dinamiche della depressione troviamo la noradrenalina, la dopamina e la serotonina, che risultano alterate nei pazienti depressi. Per questo, la psichiatria interviene attraverso il trattamento farmacologico.
La depressione trova terreno fertile nella società moderna, in cui gli obiettivi sono il successo e la performance. È più fragile e quindi più esposto al rischio depressivo, infatti, chi è più calato nella mentalità della nostra società incentrata sulla performance e sugli obiettivi sociali che ci si prefigge di raggiungere. Se si sacrificano la creatività e la spontaneità per perseguire un’idea omologata del successo a discapito del mondo interno ci si espone al rischio di incorrere in un episodio depressivo. È più soggetto alla depressione, quindi, chi si adegua alle abitudini dell’ambiente, considerando sé stesso solo in funzione del mondo esterno.
La depressione – come dice James Hillman, il famoso psicanalista e filosofo americano – è l’unico modo per mettere un freno a uno stile di vita maniacale caratterizzato nella società moderna dalla mentalizzazione del lavoro e della vita: siamo intrappolati dal controllare le e-mail e i social network, dall’avere nuove automobili, nuovi vestiti. Siamo satelliti del mondo della superficialità.
Si è più soggetti alla depressione quando si guarda la vita esclusivamente con il filtro della mente, allontanandosi da se stessi, quando il personaggio di superficie oscura l’uomo “naturale” che abita ogni individuo.
Seneca, il grande filosofo, riconduceva la depressione a una eccessiva dipendenza dalle cose esteriori, che porta a perdere il proprio slancio vitale. In questo caso, ecco che una crisi lavorativa fa crollare l’autostima, un ruolo genitoriale che si esaurisce di fronte ai figli che crescono fa sentire inutili, una relazione affettiva che finisce innesca una crisi profonda che rischia di produrre un episodio depressivo.
La depressione peggiora quando si persiste in azioni o atteggiamenti che allontanano dalla propria essenza, annullano la creatività e ricalcano un modello esterno distante dalle proprie esigenze spontanee.
Questo succede in particolare nei seguenti casi:
La depressione è un meccanismo di autoconservazione messo in atto da parte dell’inconscio, per questo la risposta non deve essere quella di opporsi a ciò che si prova, ma di incontrare gli stati interiori e le emozioni che irrompono dall'interno, sebbene questi siano spesso dolorosi e spiacevoli.
La depressione è la fase iniziale di un processo evolutivo della personalità: grazie a essa è possibile cambiare stile di vita, liberarsi da un ruolo diventato insostenibile, rivedere le proprie priorità, sciogliere legami divenuti obsoleti.
La psicoanalisi fornisce una lettura simbolica della depressione come di una morte che prepara a una rinascita e a un rinnovamento interiori. La strada migliore per uscire dalla depressione è quella in un primo tempo di accogliere il sintomo, accogliere cioè la sofferenza.
Le immagini possono fungere da strumento di dialogo con la propria interiorità e con l’inconscio, che ragiona in modo simbolico, oltre ad aiutare l’individuo ad allontanarsi dai circoli viziosi di pensiero, che amplificano e cronicizzano il disagio. Le immagini costituiscono una zona di confine tra il dentro e il fuori, che consente di attribuire un significato e quindi un senso a ciò che si sta vivendo. Molto efficaci sono, per esempio, le meditazioni guidate.
La creatività e la manualità rappresentano strumenti efficaci contro la depressione, poiché i gesti manuali spostano l’attenzione dalla sofferenza, interrompono il rimuginio, riportano in campo il corpo e spronano l’individuo all’attività. Azioni utili sono per esempio cucinare, lavare, dedicarsi al bricolage, fare giardinaggio, dipingere, scrivere, suonare uno strumento o ancora praticare un’attività fisica, come la ginnastica o la danza.
Ecco allora alcune azioni utili nell’immediato.