Allontanati dai luoghi comuni: la felicità non dipende dagli altri, non è un premio, non arriva per gratificare un'esistenza di soli sforzi e sacrifici...
La felicità è adesso e non può essere posticipata né delegata a qualcosa o qualcuno. Sebbene a parole siamo tutti d'accordo con una simile affermazione, di fatto la maggior parte degli individui finisce per etichettarla come uno slogan irrealizzabile, dando conseguentemente credito a pensieri e convinzioni comuni su quel che invece garantirebbe la felicità: successo, denaro, fortuna, famiglia, amore. “Se lei/lui si accorgesse di me!”; “se avessi l’occasione di vincere quel premio!”, "se finalmente ottenessi la promozione che merito"... In questo modo, non facciamo altro che spostare l’attenzione dall’interno all’esterno, omologandoci a ideali e schemi di pensiero costruiti a tavolino e spesso sovrastimati.
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Esiste una ragione biologica all’origine di questa tendenza. I nostri pensieri attivano una serie di percorsi neuronali la cui veridicità (presunta) cresce in misura proporzionale alla frequenza e intensità con cui li coltiviamo, persino nel caso in cui questi pensieri si rivelino errati, controproducenti o distruttivi. Questo significa che siamo portati a vivere come corretti solo i concetti compatibili con i nostri schemi mentali; concetti già noti, per altro, senza alcuna originalità. Come dire: la familiarità di un’affermazione risulta più convincente della sua veridicità. Ecco perché chi vive in perenne attesa di ciò che gli manca continuerà a considerare quell’unica cosa la chiave della sua felicità. Così facendo si ostacola l’accesso all’unica verità che meriti di essere coltivata: siamo noi gli artefici del nostro destino. Se il nostro cammino è salutare, se siamo in armonia con la nostra natura e le sue inclinazioni, non esiste felicità che possa esserci preclusa.
Tra le convinzioni che ostacolano il raggiungimento della felicità troviamo una serie di ideali legati al futuro e al passato, da cui originano, rispettivamente, aspettative e attaccamenti. Chi vive nel rimpianto di un tempo ormai concluso, così come chi attende con ansia l’avvicendarsi di persone, esperienze e occasioni nel prossimo futuro si troverà a rincorrere immancabilmente chimere fuori dal tempo presente. Eppure, la vera felicità non conosce altro tempo. Solo vivere "qui e ora" ci offre di continuo l’occasione di cambiare, a partire dai gesti e dalle scelte di ogni giorno. È impossibile negare che se indugiare nel ricordo si rivela improduttivo, anelare di continuo al domani impedisce di godere i frutti presenti e quindi la felicità possibile.
Concentrarsi sul presente per rendere speciale ogni singolo giorno è il primo passo per vedere con occhi nuovi fortune e opportunità che spesso diamo per scontate, il cui valore, in molti casi, ci appare chiaro solo se, per qualche ragione, ne veniamo privati. Ecco come fare.
- Impara a dire grazie invece che peccato, valorizzando gli aspetti positivi di ogni singola esperienza, incontro ed occasione.
- Coltiva la gratitudine a partire dalle piccole cose quotidiane: un giorno di sole, la vista di un tramonto, una coincidenza favorevole e del tutto inaspettata.
- Apri la mente a nuovi pensieri e punti di vista insoliti, soprattutto a quelli che sono in controtendenza rispetto a certezze e modalità consolidate.
In questo modo, i circuiti neuronali che inducono a interpretare eventi e situazioni in maniera monocorde (e persino disfattista) eviteranno di fungere da filtro a immagini e intuizioni che nascono dall’anima. Mettere a tacere la mente razionale per ridare voce alle pulsioni più autentiche, poco alla volta, consentirà di riscoprire interessi e desideri non omologati, figli soltanto della propria natura. Seguili qualunque essi siano, ovunque ti conducano… non esiste altra strada raggiungere la felicità.