Sembrano un rifugio, si rivelano spesso una trappola: le abitudini sono una zavorra da abbandonare per prendere il volo verso la vita che ti spetta
L’abitudine è una tendenza molto umana a ripetere determinati atti (di solito piacevoli, ma non è automatico...) o a rivivere certe esperienze; si acquista e rinforza con la ripetizione frequente dell’atto o dell’esperienza stessa. La psicologia sperimentale studia da tempo le modalità e gli elementi causali che determinerebbero il fenomeno: nella formazione e nel mantenimento delle abitudini hanno importanza elementi esterni (percezione) e condizioni interne, come la memoria, i riflessi condizionati, l’attenzione, le tendenze affettive e la volontà.
Apparentemente, le abitudini tendono a razionalizzare al meglio i nostri sforzi, facendoci risparmiare energie: stessi itinerari, stessi gesti, stesse strategie uguale meno fatica. Tutto bene dunque? No: l'aspetto negativo sta nell'inerzia che le abitudini inevitabilmente generano, evidenziabili nella pigrizia fisica e nella stagnazione mentale delle persone eccessivamente abitudinarie. Se il fisico risente delle abitudini, spesso appesantendosi (visto che si cerca di ottenere il maggiore risultato con il minimo sforzo) la mente innesta un sorta di pilota automatico e così ci priva di ogni gusto per la scoperta e ci lascia in balia dei soliti pensieri, ci fa percorrere i medesimi ragionamenti e adottare punti di vista che non evolvono mai. Risultato: la stagnazione, una grigia palude mentale dalla quale, più passa il tempo, più è difficile uscire.
Per fortuna, l’inconscio è capace di metodi sbrigativi per indurci al rinnovamento e al gusto dell’esplorazione, sola possibilità di scoprire qualcosa di positivo e utile per noi. Come? Ad esempio attraverso una tristezza che lambisce la depressione: un segnale che occorre cambiare strana e uscire dall'acquitrino falsamente sicuro dove ci siamo nascosti. Del resto, l'abitudine alla superficialità, a non approfondire quel che ci viene narrato o a fare solo cose risapute e note sono ben rappresentabili dal triste proverbio: “meglio un uovo oggi che una gallina domani”. Quasi sempre, è un errore: siamo esseri in costante divenire, anche psicologico, e la rinuncia a nuovi stimoli compromette oggi il nostro benessere psichico di domani: la mente ha bisogno infatti di esplorare, di misurarsi, di conoscersi, di stabilire nuove relazioni e occuparsi di nuovi interessi che l’abitudine invece scarta a priori.
Quando prende forza l’inerzia abitudinaria, si indebolisce la nostra capacità di affrontare le sfide che ci vengono proposte ogni giorno: in questo caso è indispensabile togliere il freno alla curiosità e lasciarsi trasportare dai sogni, piccoli o grandi che siano e che l’Anima ci offre tramite l’immaginazione. La mente ha bisogno di nutrirsi, proprio come il corpo e, comprensibilmente, gradisce cambiare ogni tanto dieta e menu. Accontentarla dovrebbe essere la nostra priorità e se per fare questo occorre lo sforzo di uscire da un solco tracciato e che percorriamo da tempo, ne vale la pena: bisognerebbe pensare alle abitudini come ad un utile arnese: quando non serve più o addirittura ci accorgiamo che ci ostacola è meglio riporlo... La vita è movimento, fisico e mentale, con alcune tappe di riposo. Il nostro Sé - ovvero la psiche totale secondo Carl Gustav Jung, ci sarà grato...