La parola d'ordine di questo periodo è distanza; dalla vita privata a quella lavorativa, le nostre relazioni sono cambiate, e noi?
Lo smart working è una nuova modalità lavorativa basata sul lavoro a distanza (di solito da casa) che negli ultimi anni, un numero crescente di aziende ha deciso di sperimentare; a causa della pandemia in atto, è diventato per molti un obbligo. Mentre prima il lavoro in smart working poteva essere percepito come qualcosa al confine tra giorno lavorativo e festivo, quasi uno “stacco” dalla routine, durante il lockdown è diventato parte integrante del "confinamento", contribuendo a rendere i giorni tutti uguali tra loro e ad alimentare in alcune persone un crescente stato d’ansia. In poco tempo, ci siamo dovuti adattare a svolgere il nostro lavoro da casa e a rinunciare, almeno temporaneamente, alla nostra quotidianità lavorativa, caratterizzata anche dai contatti con i nostri colleghi. Una vera rivoluzione: l’agitazione che proviamo è spesso dovuta proprio all’assestamento necessario a un cambiamento tanto rapido.
Lo sconvolgimento della routine, sia lavorativa che personale, ha richiesto da parte nostra maggiore flessibilità, accettazione, pazienza e gestione dell'incertezza. La vita privata e casalinga è stata invasa dagli impegni di lavoro, dai meeting, dalle videochiamate e dalle lezioni virtuali, sconvolgendo le abitudini e togliendo tempo al riposo e allo svago. La nostra abitazione ha così perso lo status esclusivo di rifugio e luogo di riposo, come se Estia, la dea greca della casa e del focolare, responsabile del comfort e del riposo nella propria abitazione, dell'alimentazione e del recupero dell'energia del lavoratore e del viaggiatore, fosse stata spodestata almeno in parte del suo ruolo….
L’isolamento (di cui lo smart working è parte integrante) ha acquisito un peso diverso in questo contesto di pandemia, anche per chi è abituato a vivere da solo o per chi è introverso e vive questa condizione con meno difficoltà. È molto differente stare soli per scelta e smettere di esserlo quando lo si desidera, piuttosto che non avere alternative. L’uomo è un “animale sociale” e il contatto interpersonale gli dà un senso di appartenenza e rassicurazione. Entrare in contatto con persone, vedere qualcuno ed essere visto, ascoltare ed essere ascoltato sono aspetti fondamentali dell'esperienza umana e quindi la psiche, almeno inizialmente si chiude a difesa come se si trovasse in un ambiente naturale ostile.Si tratta di una reazione normale che in poco tempo viene superata dalla naturale plasticità del cervello umano.
Gli strumenti che oggi dobbiamo utilizzare per interagire con colleghi, clienti, richiedono schemi di interazione differenti, che necessitano di un tempo di adattamento. Il tono della voce, lo sguardo, l’immagine filtrati da microfono e telecamera alterano il naturale corso della conversazione al quale siamo abituati. Il cervello viene sottoposto a stimoli differenti: i vari volti di una videochiamata di gruppo, le interruzioni causati dalle instabilità di connessione, e l’esposizione continua al proprio volto sembrano richiedere più concentrazione rispetto ad una naturale conversazione dal vivo. Stiamo imparando un nuovo modo di relazionarci, di comunicare, non solo di lavorare. Dobbiamo ricordarlo e perdonare a noi e agli altri qualche inevitabile defaillance.
Uno dei vantaggi dello smart working è rappresentato dall'autonomia. Abbiamo spesso la possibilità di decidere in che momento iniziare, quando fare una pausa e la comodità derivante dal poter lavorare da casa, in un ambiente ricco di confort a noi familiari. Vengono poi stimolate in modo nuovo le nostre capacità di organizzazione e collaborazione, due caratteristiche fondamentali per il raggiungimento di buoni risultati: se ciò comporta un aumento della responsabilità, questo va vissuto come un'opportunità di crescita. Quando è sottoposto a nuove prove, il cervello ha le capacità di essere all’altezza del compito anche nelle contingenze più difficili. Se non ci facciamo distrarre dalle sirene dello sconforto e lo lasciamo lavorare, “l’autista che ci guida” si adatta alla nuova strada senza troppi sforzi…
Sembrerebbe che la modalità di lavoro in smart working apporti solo vantaggi alle nostre vite e alla nostra produttività: non è sempre così. Poter scegliere il luogo e l'orario di lavoro, oltre a rappresentare una possibilità allettante, può anche portare a una difficoltà nella gestione della propria vita privata. Spesso è difficile delimitare la sfera lavorativa facendo sì che non invada quella privata. L'utilizzo delle tecnologie facilità sicuramente il lavoro e i contatti con i colleghi ma essere costantemente connessi e raggiungibili può portare molto stress nella nostra vita poiché la mente è costantemente stimolata. Infine, lavorare a distanza ci pone in uno stato di isolamento che a lungo andare risulta negativo per il nostro umore e che porta a una diminuzione della nostra produttività.
Sconfiggere lo stress e la stanchezza che questa nuova dimensione ha provocato è possibile e necessario. Quando la giornata lavorativa si conclude è importante che la nostra casa torni ad avere quel ruolo di rifugio sicuro che ha sempre avuto. Prendiamoci del tempo per fare qualcosa di pratico, lontano dagli schemi e dalla vita “smart”. Cuciniamo qualcosa di buono, passiamo del tempo con la nostra famiglia ma ritagliamoci anche momenti solo per noi. Ecco 5 suggerimenti pratici per ritrovare calma e benessere:
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