Nei momenti difficili, quando lo stress e le preoccupazioni per il futuro prendono il sopravvento, possiamo fare delle piccole cose che migliorano il nostro tono dell'umore e regalano benessere: eccole
Otium: è una parola latina, tradotta nell’italiano “ozio”, “oziare”, popolarmente detto anche “dolce far niente”. Si tratta di una parola che non si usa più, perché indica un’attività che non trova più spazio nella nostra vita. Il far niente è diventato amaro e lo vediamo bene in questi giorni di sosta forzata: ci si sente strani, spaesati. Non essere attivi e impegnati ci fa sentire inutili e impotenti. Tanto che, quando si ha del tempo per “fare niente”, molti vanno in crisi: è come se il nostro sistema nervoso non ne fosse più capace, o non lo sia mai stato, perché è cresciuto abituato a usare il tempo in modo finalizzato.
In realtà, l’ozio è un bisogno della nostra psiche. Non coincide con l’avere un hobby, non è ingannare la noia o riempire un vuoto. Oziare significa sprofondare dolcemente nell’assenza di impegno, di scopi, di fretta, di forme definite di azione. Più che “far niente”, dovremmo chiamarlo: “fare IL niente”, cioè sostare in una sorta di vuoto mentale, liberi di vagare e spaziare. Questo “non fare” è utilissimo al mantenimento della salute psicofisica. Innanzitutto è un fattore riequilibrante: l’uscita dall’azione finalizzata “resetta” il sistema nervoso, è una pausa utile alla messa a fuoco di eventuali eccessi o carenze. Al contempo, riducendo di molto il consumo energetico, facilita i processi di rigenerazione sia a livello fisico che mentale e rende fruttuosa la ripartenza.
Quando si vive il "far niente" non come conflitto o colpa, ma come vero piacere contemplativo, questo diventa un momento nel quale la nostra energia profonda riesce a liberarsi. Sospese tutte le attività finalizzate, incontriamo il piacere del sentirsi esistere, o semplicemente del sentirsi: un’esperienza fondamentale, che apre le porte ad altri grandi benefici. Il momentaneo “stallo” psicofisico, vissuto con dolcezza, può condurci a ragionamenti inediti (intuizioni, rielaborazioni, idee), determinanti per rinnovare la nostra personalità e per il dinamismo psichico. Non va dimenticato poi che l’ozio riduce enormemente il nervosismo. Proprio perché la persona esce da ogni impegno, non ha più bisogno di manifestare insofferenza o irritabilità e può affrontare tutto in modo piano e sereno. Anche i momenti difficili.
Ci sono centinaia di manuali fatti apposta per sapere cosa farne. Invece, per ritrovare il dolce far niente non esistono guide. Non chiederti: “Cosa farò?” ma arrivaci senza programmi. Il dolce ozio accade, non può essere calcolato. Non chiederti, nel mezzo di un momento vuoto, che cosa si sarebbe potuto fare e non è stato fatto. Gusta quei momenti proprio come se fossero una vera attività, piacevole per giunta. La mente deve imparare a collegare il “tempo inutile” al piacere, alla rigenerazione.