Coinvolgenti, brillanti e seducenti, SEMPRE: c’è chi fa di questo modello un diktat assoluto e così maschera la paura del vuoto e l’ansia di riempirlo
Allegri, brillanti e seduttivi: ma anche autentici?
C’è un modello culturale dominante che ci vuole così. Lo vediamo sui media, negli spot pubblicitari, nelle offerte di lavoro. E in particolare lo stereotipo della simpatia a ogni costo sembra farla davvero da padrone, ancor più della bellezza. Molte persone ne sono catturate. Sono quelli che escono una sera con persone nuove e devono fare i brillanti, passare subito al tu e lasciare a tutti una sensazione di piacevolezza. Sentono la spinta a risultare quelli più “alla mano”, con cui è più bello stare.
Essere o fingere…
Sul lavoro questa tendenza a volte invade il campo, alterando la professionalità con questo bisogno di risultare “umanamente belli”. Cosa c’è di male, si potrebbe obiettare, nel portare una ventata di simpatia e di allegria in questo mondo così stressato? Se ci si mostra a volte un po’ ombrosi, dimessi e non ridanciani, sono in molti a storcere il naso, a pensare che quella persona sia strana, che abbia dei problemi e, a volte, che sia antipatica e asociale. Fare il simpatico però non significa esserlo davvero. Anzi, chi si forza a esserlo di solito non è così aperto come vuole far credere, anche a se stesso. Al contrario possiede delle “zone d’ombra”, nella sua interiorità, che dovrebbe tentare di conoscere meglio.
Il lato nascosto
Dietro la simpatia forzata spesso si nascondono aggressività, paure radicate, bisogni affettivi profondi: un mondo tutt’altro che portatore di serenità e allegria. E la maschera del brillante non fa altro che scollarci sempre di più da ciò che siamo, crea un personaggio fittizio che soffoca la nostra natura e preclude anche possibilità e qualità nelle relazioni. Il punto è che la vera simpatia non può essere costruita: è qualcosa che si crea spontaneamente di volta in volta e a seconda dell’incontro, come una speciale e misteriosa sintonia tra le persone, e non invece come la caratteristica intrinseca di un singolo individuo. Voler piacere a tutti, e magari pure riuscirci, è segno che, magari senza accorgercene, abbiamo messo una maschera per farci accettare. Togliamola: avremo relazioni più autentiche e un consenso reale.
Le conseguenze: se reciti sempre, non sai più chi sei
La guida pratica
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Conta le tue battute
Fare il simpatico spesso diventa una tendenza compulsiva a fare battute per strappare un sorriso o per piacere. Osservati. Se sei un “simpaticone” vedrai che sono troppe. Fai il possibile per trattenerne alcune e lasciare spazio o a tue osservazioni meno “sopra le righe”, o all’interlocutore o, a volte, al silenzio. Non sentirti sempre in obbligo di dire qualcosa.
Esprimi le tue idee
Non dimenticarti che in una relazione è importante che l’altro sappia chi sei, non chi cerchi di apparire. La simpatia a ogni costo ostacola questa dinamica. Inverti la rotta e sforzati di dire ciò che pensi nel modo più adatto a ogni circostanza, non di fare il simpatico. Se poi, in tutto questo, risulti simpatico e c’è anche da ridere, meglio così.
Cerca la sintonia
La simpatia forzata nasconde in molti casi un forte bisogno di accettazione. È questo il punto da risolvere. Lo puoi fare non cercando di estorcere all’altro la conferma di essere una bella persona, ma puntando alla sintonia fra di voi, all’intesa (mentale, amicale, affettiva, professionale, creativa). La sintonia ci fa sentir parte di qualcosa, la simpatia a tutti i costi è schiava di una scarsa autostima.