Esistono persone che, pur comportandosi apparentemente da "grandi", rimangono ragazzi nell'animo e vivono con disagio la fase matura della vita…
E’ un fenomeno italiano, europeo e americano, rivelato non solo da studi psicologici ma anche sociologici e di marketing. Le tipologie di consumo, gli stili di vita, le scelte di investimento e il comportamento lavorativo, rendono possibile individuare una fascia di “adolescenti di mezza età”, che va dai 35 ai 54 anni. Si tratta degli “adulti eterni adolescenti”; neparliamo perché identificarsi con l’adolescenza fa perdere di vista la pienezza e la bellezza della maturità, di un nuovo stadio dell’esistenza, quello della vita adulta.
Sono persone normali, uomini e donne. Persone che lavorano, portano avanti una famiglia, allevano figli, assistono i genitori e magari sono anche impegnati nel sociale. Non sono quindi dei Peter Pan, anzi si assumono responsabilità, si impegnano, si stressano come tutti. Amano e si disamorano, si separano e ripartono. Tutto appare in sintonia con l’età anagrafica: il problema è il modo in cui questa viene vissuta. La “normalità” apparentemente adulta del quotidiano è immersa in un terreno psico emotivo ricco di pensieri, comportamenti e vezzi tipici dell’adolescenza. Non parliamo di sporadici desideri o atti giovanilistici, ma di uno sguardo adolescente su se stessi e sulla realtà. Si vive una vita da adulti con modalità da ragazzi. Non si tratta di una seconda giovinezza, ma di un prolungamento anomalo della prima, un fatto che impedisce di sentirsi pienamente adulti e maturi. Se questo costituisce l’unico equilibrio possibile per quella persona, si tratta però di un equilibrio illusorio dettato dalla difficoltà di lasciarsi abbandonare alla scoperta e alla fioritura di una fase di vita successiva.
L’adolescente adulto vive un’inquietudine smaniosa: non è contento di quello che è, che ha e che fa, ma non sa in realtà cosa vuole. Si lamenta molto, ma non fa niente per cambiare, ha scatti di rabbia, ma poi ripiega le ali. Non ama: si innamora, anzi si invaghisce, ma spesso solo di chi lo fa sentire un mito. Quando però le cose non vanno bene, difficilmente si separa dal coniuge per paura del giudizio dei genitori. Se viene valorizzato, si sente giovane e bello e passa molto tempo allo specchio: in realtà non si piace, ma gli piace l’immagine di sé e per questo fa di tutto per mantenersi giovane. La moto, l’auto sportiva, il partner più giovane, le vacanza esotiche, sapere di avere tanti amici e contatti sono elementi fondamentali per il suo precario equilibrio: un piccolo calo di immagine e la demotivazione è dietro l’angolo. Vivere così non è una scelta libera come potrebbe a prima vista apparire, ma è figlia di un passaggio di crescita non riuscito, perché un corpo e un cervello di 40 anni hanno per natura bisogno di una psiche di 40 anni. In questo senso è importante riflettere sul fatto che la vita è una continua rinascita, fermarsi fino ad intrappolarsi ad un gradino come quello dell’adolescenza permetterà forse al fiore che siamo di sbocciare, ma non di raggiungere la massima fioritura possibile.