Secondo un recente studio esiste una ciclicità anche nel funzionamento del cervello: eseguire certi esercizi mentali a giugno è diverso che a dicembre
Si sa da tempo, anche grazie a numerose ricerche scientifiche come il nostro corpo sia suscettibile ai cambiamenti stagionali cosi come accade in tutto il regno animale e vegetale: ad esempio si è visto che una parte del nostro codice genetico si può esprimere diversamente durante l’anno, così come varia nel corso dell’anno il livello di alcuni neurotrasmettitori (in particolare la serotonina, conosciuta da tutti come la molecola del buonumore). Ebbene, un recente studio ha evidenziato come le capacità del cervello non sarebbero le stesse nelle diverse stagioni dell’anno.
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Attenzione, questo fatto non si verificherebbe per una questione legata al tono dell’umore come si sarebbe portati a credere, ma ad una vera e propria modificazione di “configurazione psichica”: sembra che utilizziamo aree cerebrali diverse per svolgere gli stessi compiti a seconda se che troviamo in estate o in inverno. In passato erano state fatte delle ipotesi in questa direzione, ma arrivare ad una dimostrazione non era stato possibile, poichè le variabili di cui tenere conto in uno studio del genere sono tante, dall’esposizione alla luce solare alle variazioni del ritmo sonno-veglia, dall’esercizio fisico alla quantità di cibo assunto fino alle interazioni sociali. Il gruppo di ricerca di origine belga che ci è riuscito ha condotto il suo studio in un modo particolare: per ridurre le variabili stagionali che avrebbero potuto influire sulle prestazioni dei soggetti studiati, questi ultimi sono stati “chiusi” in laboratorio in periodi diversi dell’anno per permettere ai ricercatori di portare a termine lo studio.
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L’esperimento ha coinvolto in tutto quattordici ragazzi e quattordici ragazze tra i 18 ed i 20 anni. Christelle Meyer e i suoi colleghi dell’Università di Liegi hanno fatto in modo che l’osservazione avvenisse in condizioni ambientali costanti, controllando luce e temperatura, per quattro giorni e mezzo, senza che i soggetti potessero avere contatti con il mondo esterno. Alla fine di questi giorni di “isolamento” hanno sottoposto i volontari a dei test specifici per valutare la memoria o la capacità di concentrazione. L’esecuzione di questi semplici test è avvenuta mentre il cervello dei soggetti era “fotografato” attraverso la risonanza magnetica funzionale, esame che permette di esaminare in diretta l’attivazione delle varie aree cerebrali. I dati raccolti sono stati da poco pubblicati sulla rivista Pnas: è emerso che i circuiti cerebrali coinvolti cambiano a seconda della stagione in cui i test vengono eseguiti.
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Nonostante le differenze nell’attivazione di specifiche aree cerebrali, i ricercatori hanno riscontrato delle prestazioni cognitive stabili nei diversi periodi, quindi non esisterebbe una stagione dell’anno in cui diventiamo tutti più intelligenti. Tuttavia non si può escludere che probabilmente esistano dei soggetti in cui, per motivi ancora da approfondire, possiedano una minore capacità di adattarsi alle diverse stagioni e pertanto presentino in alcuni momenti dell’anno particolari difficoltà nell’esecuzione di particolari compiti come la capacità di mantenere l’attenzione o di memorizzare nuove informazioni.