Quando non ottieni mai quello che credi di desiderare, fermati e osserva: forse stai combattendo per qualcosa di cui non hai davvero bisogno...
Ci scrive Annalisa: “Ho 32 anni, sono separata con un figlio con cui vivo da sola e a tratti ho l’impressione che la mia vita sia una palude in cui stia poco a poco sprofondando… Sono nata in una famiglia umile, ero una bambina, timida, ubbidiente, con troppi sensi di colpa e la sensazione di essere venuta al mondo per sbaglio; crescendo, sono diventata un’adolescente turbolenta, ribelle, aggressiva, fin troppo indipendente. Oggi sono l’amante di un collega e la fidanzata di un ragazzo che non amo, che vedo poco e che spesso vorrei lasciare senza riuscirci… Negli ultimi mesi ho ritenuto la mia condizione di amante il vero problema, arrabbiandomi con lui che non trova il coraggio di lasciare la moglie. Ora, invece, penso che il luogo di lavoro sia la mia più grande prigione e la condizione di mamma single una realtà troppo dura con cui dover fare i conti. Come mi libero della sensazione di sconfitta che mi prende ogni fine mese, quando il bilancio mi ricorda quanto sia difficile vivere da soli e non aver ancora trovato l’uomo con cui rifare una famiglia? Sempre che io la voglia davvero…”
LEGGI ANCHErealizzarsi è sempre possibile
Annalisa fin da piccola è vissuta in una situazione di difficoltà in un ambiente ostile, che l’ha portata a essere una bambina timida e insicura. In adolescenza però è emerso un lato più ribelle, aggressivo, che ha rivelato un forte bisogno di autonomia, aspetto che in verità continua a essere centrale nella sua vita, anche se lei non sembra accorgersene. Annalisa è una donna indipendente che cresce da sola suo figlio, con le difficoltà che è facile immaginare: dunque, è tutt'altro che una persona fragile e bisognosa. Ma, forse legata ancora al ricordo della bambina "non desiderata" che fu, ritiene erroneamente di non essere all'altezza del compito. Così, finisce per credere di avere assolutamente bisogno di un uomo al quale appoggiarsi. Ma la vita, immancabilmente, glielo nega, come a sottolineare che le sue vere necessità siano altre: non ha funzionato con il padre di suo figlio, non funziona con l'attuale partner e nemmeno con l'amante...
Annalisa conclude il racconto affermando di voler trovare un uomo con cui "rifare" una famiglia, ma poi aggiunge: se mai lo voglia davvero. Forse la bambina "venuta al mondo per sbaglio" ne sente il bisogno per placare le proprie insicurezze, ma l'adolescente ribelle certamente no, ed è durante questa fase della vita che inizia il percorso verso la nostra identità adulta. L'atteggiamento ribelle tipico di quegli anni rivela, pur tra mille contraddizioni, il vero "carattere" di Annalisa. Ma se le cose stanno così, come interpretare quella sensazione di sconfitta che arriva proprio quando è alle prese con il bilancio di fine mese? Annalisa non sta male perché non trova un uomo, ma perché non si sta valorizzando abbastanza, perché sta vestendo da troppo tempo i panni della bambina bisognosa e dunque l'adolescente ribelle che "vive" ancora dentro di lei morde il freno. Solo quando riuscirà a ricontattare questo lato di sé, magari difficile ma pieno di energia, le sarà possibile trasformare la sua vita e rilanciarsi nel privato e come nel lavoro.