A volte accadono eventi che non sembrano avere alcun collegamento fra loro, ma che non sono semplici coincidenze: con lo sguardo giusto scorgi il legame di senso
La domanda è di quelle che l'uomo si pone da millenni: nella vita, tutto avviene per caso oppure esiste una sorta di destino che ci determina? Ribaltando la prospettiva: ogni cosa è causata da un’altra e quindi il libero arbitrio è un’illusione? La risposta non è semplice. Un ipotesi suggestiva l'ha proposta Carl Gustav Jung, il grande psicoanalista svizzero. Grazie ai suoi studi ed a una esperienza clinica pluridecennale Jung pose l’attenzione sulle coincidenze, ovvero sulle cose che – come dicevano i saggi cinesi – “amano accadere” insieme a delle altre. Riscontrò infatti nei racconti dei suoi pazienti ed anche per esperienze personali come l’accadere di taluni eventi, pur privi di una diretto rapporto di causa effetto, assumevano connotazioni e significati del tutto personali, in stretta relazione con lo stato psichico dell’interessato.
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In altre parole Jungscoprì che spesso si forma una connessione non causale tra un evento “interno” e uno “esterno”, anche se, a prima vista, tale connessione non pare comprensibile; queste coincidenze gli apparvero significative. L’origine stessa della parola coincidenza vuol dire infatti “avvenire insieme a, simultaneamente”. A tutti sono capitate delle coincidenze: pensavate a qualcuno, squilla il telefono ed è proprio la persona che avevate nominato o pensato; oppure stavate discutendo di un particolare argomento, avete acceso la televisione e il conduttore stava parlando proprio di quell’argomento...
Jung formulò una teoria al riguardo e la chiamò Sincronicità, dando valore a fatti che la scienza ha provato a spiegare su base statistica ma che perlopiù sono derubricati a “mere coincidenze”, a semplici eventi casuali senza nessi né spiegazioni. In realtà, secondo Jung, le coincidenze sarebbero una finestra verso il mistero, un invito a considerare l’esistenza in modo diverso e più affascinante, una spinta ad uscire da una routine soffocante. Un vero tesoro nascosto? Si.
Se non si lascia entrare la meraviglia nella nostra vita, diventerà più povera e meno soddisfacente e l’uomo ha bisogno da sempre di ciò che è prezioso, nascosto, sorprendente...
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Nella sua opera, Jung ha avanzato l’ipotesi che gli strati più profondi della nostra mente si "mescolino" con ciò che chiamiamo materia e che ci sia quindi a quel livello un continuo e reciproco influenzarsi tra le due realtà così che un atteggiamento della psiche trova a volte una corrispondenza fuori di noi. Del resto la teoria del caos (“Il battere delle ali di una farfalla in Brasile provoca un tornado in Texas”) avvalora l’ipotesi che la causalità può essere un velo che copre una realtà ben diversa rispetto a quanto conosciamo, così come aspetti sorprendenti della fisica contemporanea ci dicono che due particelle infinitesimali possono scambiarsi informazioni simultanee anche a grandissima distanza, fatto accertato ma ancora inspiegabile.
Noi siamo costituiti dalle stesse particelle che compongono l’Universo e i cui comportamenti stupiscono e appassionano i fisici; se non sappiamo ancora bene cosa sia la mente, perché trascurarne gli aspetti e gli eventi che accompagnano il suo funzionamento? Noi stessi siamo un mistero e le coincidenze fanno parte di questo grande affresco di cui vediamo solo alcune parti. La medicina psicosomatica si occupa ad esempio della connessione mente-corpo e delle grandi possibilità di guarigione offerte da questa assonanza. Difficile spiegare il perché ma funziona. Nella vita di tutti i giorni capitano tante coincidenze ma occorre una mente curiosa e aperta per rendersene conto. Il nostro atteggiamento di fatto modifica cose e persone, spesso inconsciamente, e influenza anche ciò che succede, ma non è magia a meno che si voglia chiamare magia ciò che stupisce e non comprendiamo.
La ragione può molto ma non rende appagati: per questo non bisogna cercare di capire razionalmente il perché accadano certe cose ma lasciarsi affascinare dal mistero di noi stessi e "gustarlo" perché ciò che ci attornia e che viviamo non è affatto come appare: c’è qualcosa in più che può fare la differenza tra stagnazione e vitalità, fra rinuncia e speranza. Una volta che cogli un fiore e ne godi il profumo non sarai più come prima: in questo vi è un insegnamento: rendersi conto che si è parte di qualcosa di più grande e che la nostra mente ha più valore di quanto si creda; per questo alzare le spalle, rinunciare, rende poveri; se capita una coincidenza, guardarla: è successa proprio a noi. Un dono, in fin dei conti: se ci si fa caso, ne vedremo altre.