La bulimia è un disturbo psicologico che trasforma il rapporto con il cibo in una grande sofferenza: per guarire occorre conoscerla e affidarsi alle cure giuste
La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare che trova terreno soprattutto, ma non solo, nelle insicurezze e difficoltà della fase iniziale dell'adolescenza (la maggioranza degli esordi si riscontra tra i 12 e i 14 anni) e della prima maturità (tra i 18 e i 20 anni) e colpisce per lo più le femmine. Chi ne soffre sente un bisogno compulsivo di ingerire spropositate quantità di cibo per poi ricorrere a diversi metodi per non digerirlo e, quindi, per non ingrassare (vomito autoindotto, utilizzo di lassativi e purghe).
Questo comportamento è accompagnato da una spiacevole sensazione di non essere capace di controllare i propri impulsi, da disistima e sensazioni di tipo depressivo. Mangiare diventa un gesto totalmente svincolato dal fatto di percepire la sensazione di fame ed è impossibile controllarlo. Si riceve un momentaneo appagamento, ma il senso di colpa che ne consegue, per aver messo a repentaglio la linea, induce a eliminare quanto si è ingerito con ogni mezzo. Come tutti i disturbi del comportamento alimentare, anche la bulimia evidenzia quindi anche una ribellione alle aspettative di cui ci si sente gravati.
Spesso è arduo inquadrare l'anoressia e la bulimia in patologie separate; queste malattie sono spesso compresenti, collegate o conseguenti una all'altra. A volte il soggetto inizia a soffrire di anoressia, che nel tempo diventa bulimia, che si trasforma poi in Bed (Binge eating disorder: disturbo da alimentazione compulsiva) e approda infine all'obesità. In altri casi il soggetto è obeso, si cura e segue una dieta, rientrando nel peso normale; a questo punto la paura di ricadere nell'eccesso di peso lo porta a diventare anoressico o bulimico.
Psicologi, specialisti e associazioni che si occupano di curare i disturbi del comportamento alimentare elencano gli atteggiamenti e le caratteristiche della personalità che ricorrono con più frequenza nei soggetti colpiti da bulimia e da altri disturbi alimentari. Sono i segnali cui i genitori devono prestare la maggior attenzione.
Il Dsm 5 elenca questi criteri principali per fare diagnosi di bulimia nervosa:
Inoltre descrive due tipi di bulimia:
Quando insieme a comportamenti "strani" in relazione al cibo compaiono, contemporaneamente, atteggiamenti di chiusura verso il mondo, che manifestano un ritiro sociale importante è opportuno farsi delle domande. Gli adolescenti spesso non parlano, tendono a chiudersi in camera, dove a volte possono decidere di consumare i pasti. Fin qui tutto normale, ma se questo diventa un rifiuto categorico di parlare, un'abitudine a saltare i pasti o non consumarli mai insieme alla famiglia o farlo con atteggiamenti nervosi o aggressivi, allora è necessario intervenire, e la cosa migliore è rivolgersi ad uno psicoterapeuta, meglio se specializzato nei disturbi dell'alimentazione, ricordando che esistono altri due indicatori molti importanti della presenza di bulimia:
La bocca di chi soffre di bulimia è sempre spalancata, alla ricerca spasmodica di qualcosa che sazi. Il cibo rappresenta simbolicamente per chi soffre di bulimia una specie di amante da inseguire e da trattenere a ogni costo. Il modo in cui avvengono le abbuffate simula quasi un rituale orgiastico. Da sola, spesso di sera, di nascosto, quasi stesse commettendo un gesto proibito e peccaminoso, la persona che soffre di bulimia si abbandona a un banchetto dove divorare, riempire il vuoto è l'urgenza che non ammette attesa e controllo. Una passione smodata che lascia esausti e nauseati, pieni di vergogna e di sensi di colpa, inermi di fronte a un "seduttore" diabolico che avvolge tra le sue spire, trascina verso il basso, verso un luogo oscuro dove regna una fame insaziabile: fame di piacere, di calore, di affetto. Una fame che nessun cibo potrà però mai appagare.
Per il cervello mangiare è quasi come fare l'amore. Esiste nell'area ipotalamica una vera e propria centralina del piacere che regola la produzione e la circolazione di un mediatore chimico la dopamina, in grado di indurre benessere e appagamento. Ma cosa stimola il cervello a secernere questa sostanza? Due sono essenzialmente gli stimoli: il cibo e l'eros. Essi possono sostituirsi a vicenda, così che quando manca l'uno, l'altro lo compensa. È grazie a questo meccanismo che possiamo mangiare poco ma di gusto e sentirci appagati lo stesso o perdere l'appetito quando siamo innamorati: a saziarci in questo caso sono i baci, le carezze, persino il solo pensiero dell'amato.
Quando al cervello viene a mancare l'eros, via privilegiata per il piacere, si attivano vie compensatorie: andiamo alla ricerca di stimolazioni piacevoli che possono essere profonde come una passione o un interesse molto coinvolgente, oppure più superficiali come fare shopping, fumare, ottenere successo e gratificazioni materiali... Più il piacere è superficiale meno sarà appagante e saremo quindi costretti a ricercarne di più, più volte. Ma c'è un'altra compensazione, più facile e immediata: il cibo. Semplice e a portata di mano, è il piacere più vicino a quello sessuale che meglio inganna il cervello inducendolo a secernere dopamina. Quando però nel cervello eros e cibo si intrecciano a tal punto da confondersi ci troviamo di fronte alla patologia. È ciò che accade nella bulimia: il cibo diventa un amante perverso che soggioga corpo e mente, dominando totalmente la volontà e il desiderio.