L'educazione consiste nel rispettare la vera natura dei bambini e nel preparare il terreno alla loro fioritura, non nell'omologarli a un modello "giusto" di figlio
L'idea grazie alla quale è nato questo libro (che trovate in edicola da solo o allegato a Riza Psicosomatica) è dovuta all'incontro con un padre, venuto da me qualche tempo fa per parlarmi dei suoi problemi con un figlio ormai grande, allora studente universitario, che "in casa non parlava mai", attraversando anche lunghi periodi di mutismo assoluto. Un racconto che mi ha fatto riflettere sul tema del silenzio, il nostro e quello degli altri, sul perché ci disturba tanto, e su cosa significa davvero educare...
Purtroppo non esiste un'educazione al silenzio, ma per capirne l'importanza dovremmo osservare bene come agiscono i bambini piccoli: loro sono maestri del silenzio, possono stare ore a giocare senza parlare, cosa che gli adulti non sanno più fare. I piccoli sì perché, giustamente, credono nella magia e quindi vivono le fiabe che raccontiamo loro come qualcosa di autentico. Così, quando giocano, i bambini curano inconsapevolmente tutta la famiglia proprio perché la magia che emanano consente loro di controbilanciare l'eccesso di razionalità presente in ogni casa, in ogni percorso educativo...
Una vera educazione non ha un progetto rigido a definirla, perché siamo tutti differenti, anzi la diversità dei caratteri è la condizione universale del rapporto genitori figli. Così ho suggerito a quel padre (e a quella madre) di ascoltare profondamente il silenzio del loro figlio, di non opporsi cercando invano le parole "giuste" per combattere quel mutismo tanto fastidioso. Ho detto loro di provare a "sentire" quel silenzio come parte della loro carne, delle fibre stesse del loro corpo, senza alcuna opposizione. Così facendo, hanno imparato davvero a stare con se stessi, e allora quel figlio introverso, timido, sbagliato ha smesso di essere soltanto una persona da correggere e da cambiare. Il ragazzo ora è diventato un ingegnere, ha una ragazza e i genitori hanno smesso di insistere perché parlasse di più.
Educare significa guardare cosa caratterizza un bambino o una bambina rispetto agli altri e smettere di credere che i figli dovrebbero essere felici più o meno tutti allo stesso modo, facendo le medesime esperienze, imparando le stesse cose. Con i piccoli occorre anzitutto attivare il mondo delle fiabe, il mondo mitico, il mondo "magico": al resto penseranno loro, o meglio le loro risorse innate... Questo libro insegna dunque a lasciar emergere da ogni bambino la sua unicità. Come faccio a sapere se le cose che fa la stanno esprimendo? Semplice: basta osservare quanto è "preso", quanto è catturato da ciò che lo appassiona. Se è così, siamo sulla strada giusta. Buona lettura!