Pensare ai disagi li cronicizza, lo sguardo puro aiuta a superarli.
Una lettrice mi scrive: «Ogni numero di Riza che leggo mi fa star bene».
Mi piace pensare che Riza aiuti davvero ad aprire lo sguardo verso altri modi di vedere le cose, a non credere più alle proprie certezze, ad esempio all’idea che appena c’è un disagio bisogna subito fare qualcosa per mandarlo via. O all’idea, ancora più pericolosa, che nella vita bisogna cercare di correggersi e di migliorare.
Voi mi chiederete: ma se nella vita non dobbiamo migliorare, che vita è?
La vita psichica non ha bisogno di correzioni o miglioramenti, ha bisogno di sguardi. La parola più importante di tutte, quella che è in grado di regalarci il vero benessere è una sola: constatare.
Constatare non vuol dire giudicare o commentare, non vuol dire decidere, non vuol dire mai pensare o ragionare sui disagi interiori. Il mondo degli affetti, delle emozioni, il mondo della psiche non sopporta i pensieri, non sono adatti a comprenderlo.
Constatare invece vuol dire guardare tutto quello che c’è: guardare nell’insieme tutte le cose che compongono la mia vita, tutti i miei stati interiori, tutte le situazioni che sto vivendo e mi causano dolore, e non voler eliminare nulla!
Se imparo a constatare, a non ragionare sui disagi, io entro in un altro regno, e allora qualcosa dentro di me può agire per risolverli secondo la mia natura.
È per questo che ogni mese scriviamo Riza Psicosomatica.
È il mensile di psicologia che aiuta a occuparsi di sé per vivere bene e migliorare la qualità delle nostre relazioni.