Prendersi cura di sé è accogliere le emozioni nel presente, senza legarle al passato. La felicità nasce spontaneamente quando smettiamo di rincorrerla.
Cosa significa prendersi cura di sé? Significa accogliere ogni emozione nel momento in cui si manifesta, senza cercarne sempre una causa nel passato. La tristezza che arriva ora non è quella di ieri, è una nuova esperienza da ascoltare nel presente, proprio come accade con la natura: gli alberi fioriscono in primavera, ma il processo avviene ogni giorno, anche quando sembrano spogli.
Se impariamo a osservare le emozioni nel momento in cui nascono, attiviamo un meccanismo di guarigione interiore. La psiche vive nel presente, non nel passato o nel futuro. Prendersi cura di sé significa vivere nell’“adesso”: gustare un cibo senza paragonarlo a quello di ieri, ascoltare la tristezza senza giudicarla, percepire la bellezza di ogni gesto quotidiano come un rito.
La felicità non nasce dal pensiero. Non possiamo imporcela dicendoci “devo essere felice”.
È uno stato naturale, spontaneo, che affiora quando smettiamo di rincorrerlo. I Veda ci insegnano che la gioia è collegata alla pienezza interiore, alla sensazione di espansione, di essere qualcosa di più grande di ciò che crediamo di conoscere.
L’infelicità, invece, nasce dalla fissazione su un singolo dettaglio: un errore, un rimpianto, un’idea fissa che ci blocca.
Ma se iniziamo a prenderci cura di noi nel presente, senza giudizio, possiamo assistere a veri e propri miracoli interiori.
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