Nel nuovo numero di AntiAge parliamo di emozioni dopo i 40: la giovinezza non è un numero, ma uno stato d’animo. Conta come ci guardiamo, non quanti anni abbiamo.
Sul nuovo numero di AntiAge, in cui si trattano anche temi come i dolori articolari e la menopausa, voglio soffermarmi su un aspetto che trovo fondamentale: la gestione delle emozioni dopo i 40 anni. È un argomento che mi sta particolarmente a cuore, perché l’ossessione per l’età spesso ci distrae da una consapevolezza essenziale. C’è qualcosa dentro di noi che sta fiorendo in questo momento, una forza che non va ignorata.
Se mi concentro solo sulle rughe, sul confronto con gli altri, non posso stare bene. Sottoporsi a interventi estetici continui non è un segno di felicità. Al contrario, vedo volti segnati dalla frustrazione, perché ogni correzione non è mai abbastanza. Questo diventa un circolo vizioso che non porta a una vera serenità. La vera bellezza risiede nel nostro sguardo sul presente e nella nostra capacità di ascoltarci e accettarci per come siamo, senza doverci costantemente adattare a modelli esterni.
Mi viene in mente la storia di una donna che, un giorno, si è guardata allo specchio e ha notato i suoi occhi, che finalmente le sono sembrati diversi, più belli. Si è chiesta: “Perché non mi sono vista così per tutti questi anni?”. La risposta è che per anni si è vista attraverso gli occhi degli altri, non i suoi. Ecco il punto: dobbiamo liberare la nostra mente da tutte le aspettative degli altri e concentrarci su cosa ci piace ora.
Non dobbiamo preoccuparci di avere un progetto predefinito per i nostri 50, 60, 70 anni. Proviamo invece a pensare a cosa desideriamo oggi. Cosa ci piace in questo momento? Quali sono le nostre passioni? Non aggiungiamo al nostro desiderio il pensiero: “Non ho tempo, perché sono presa dal lavoro”. L’anima non ha bisogno delle nostre decisioni logiche, ma segue un altro flusso, che dobbiamo ascoltare.
Non dobbiamo vivere sempre con il freno a mano tirato, dicendoci come dovremmo essere. Ogni giorno, possiamo fare qualcosa di nuovo, senza sforzo, senza sensi di colpa, senza paura di sbagliare. Mi viene in mente una signora che vive a soli 300 metri da un giardino che dà su un piccolo bosco mai visitato. A 58 anni, dopo 35 anni trascorsi lì, ha finalmente deciso di andarci. Si è accorta che aveva perso anni di bellezza e pace, troppo presa dalla routine quotidiana.
Quando penso a Spinoza mi viene da dire che, come lui insegnava, senza la natura non andiamo da nessuna parte. Mentre ci preoccupiamo di essere giovani o meno, possiamo semplicemente trovare il nostro angolo di natura, di silenzio, e ristabilire una connessione profonda con noi stessi. La signora ha iniziato a camminare ogni giorno nel bosco e l’ha reso un rito. Il cambiamento che ha vissuto è stato straordinario.
Ha scoperto di andare a fare la spesa più lentamente, osservando con attenzione le piante che la circondavano, notando dettagli che prima ignorava. La sua mente non era più distratta dai pensieri incessanti. E, incredibilmente, ha ritrovato anche il desiderio sessuale, che era svanito nel tempo. Ha smesso di razionalizzare, di pensare troppo. Ora va nel bosco, si prende cura di sé e se ha un problema, lo affida alla natura, come se fosse un altare.
A 58 anni, ha finalmente smesso di giudicarsi. Non esiste più il concetto di “giusto” o “sbagliato”. Ha smesso di evitare di guardarsi allo specchio, ha smesso di avere paura di provare nuovi vestiti. Ha imparato a scegliere con serenità, senza l’urgenza di acquistare per sfuggire alla frenesia della vita quotidiana. Questo è il vero significato della giovinezza: non è una questione di età, ma di sguardo. È una giovinezza contemplativa, una giovinezza che nasce dalla connessione con il mondo, con la natura, con se stessi.
Se impariamo a camminare nel mistero della vita, senza cercare di controllare tutto, allora saremo sempre giovani, in ogni fase della nostra vita.
Buona lettura!