Forse da un po' di tempo la tuia vita scorre in modo troppo piatto. Apparentemente tranquilla, è un'esistenza priva di forti coinvolgimenti emotivi, di gratificazioni e di grandi passioni. Il cibo è spesso l'unico "brivido" che ti concedi ed è per questo che vai alla ricerca di stuzzichino, manicaretti, cibi piccanti e saporiti, dolcetti che gusti con voluttà, magari di nascosto e quasi sempre con un po' di senso di colpa. Dietro l'equilibrio apparente, oscilli fra la paura di lasciarti andare e il desiderio di trasgressione che può rendere il tuo rapporto con il cibo problematico.
Il cibo è per te soprattutto un modo per dare e ricevere affetto: così prepari volentieri pranzetti al compagno/a o ai figli, inviti a cena gli amici, ti concedi spesso il tuo piatto preferito. L'amore per te è nutrimento, qualcosa che riempie e appaga. Forse qualcosa ti è mancato, magari nell'infanzia di fronte a un buon piatto, più che la gola scatta un richiamo nostalgico ad affetto e ricordi o a un bisogno di sicurezza non del tutto soddisfatto.
Quando sei nervoso, mangiare non è un piacere ma uno sfogo: non importa cosa metti sotto i denti, l'importante è che tu possa addentare qualcosa. Se invece sono la tristezza e la frustrazione ad assalirti, allora il cibo diventa una consolazione: una soffice fetta di torta, una cioccolata calda riempiono il vuoto e l'insoddisfazione. Il ricorso al cibo diventa così automatico che , più spesso di quanto pensi, a spingerti verso il frigo non è la fame ma un senso di solitudine e tristezza di cui forse non sei del tutto consapevole.