Invidia: significato, cause, come si manifesta e come superarla
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Invidia: significato, cause, come si manifesta e come superarla

L’invidia è un sentimento di rancore verso chi possiede qualcosa che vorremmo avere anche noi. Scopriamo le cause psicologiche, i sintomi e come superarla

L’invidia è un sentimento di ostilità e di rancore che si può provare per chi possiede qualcosa (ad esempio: caratteristiche fisiche, posizione sociale, relazioni, potere, successo, status, denaro, condizione, ma in fondo qualsiasi cosa) che alla persona invidiosa manca, che desidera, ma che non possiede.

L’invidia è un sentimento del tutto naturale cui nessuno può dirsi immune, anche se in certi casi può diventare invidia patologica, creando stati di profonda e costante sofferenza in chi la prova.
 

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Come si manifesta l’invidia, i sintomi

Alla base dell’invidia c’è sempre la percezione dolorosa della mancanza di un bene (materiale o immateriale) che la persona considera importante, ma attenzione: questa mancanza non si affaccia di fronte al bene in sé, ma solo all’interno di un confronto, un paragone con “un altro” che quel bene possiede in esclusiva. Quella qualità, quella condizione mancante, diventa il simbolo e l’origine di tutta la fortuna, il successo e la felicità che l’odiato possessore del bene, nella fantasia dell’invidioso, sta sperimentando, e che a lui invece vengono negati. Possiamo sintetizzare tutto nella frase: «È colpa sua se non sono felice!».

Questo stato interiore, comune a tutte le forme di invidia, può manifestarsi con sintomi e modalità differenti. Ad esempio, se la persona ritiene che il bene desiderato (e posseduto da un altro) sia impossibile da raggiungere per motivi che riguardano le proprie capacità o il proprio carattere, l’invidia può dare luogo a un senso di inferiorità e di inadeguatezza, a una autosvalutazione generale che intacca l’autostima, caratterizzata da una tonalità emotiva di tipo depressivo e rassegnato.

Viceversa, se si ritiene che la mancanza del bene desiderato sia dovuta a fattori esterni all’individuo, ad esempio economici o di status sociale, e che il privilegio di chi lo possiede non sia stato acquisito attraverso il merito, ma sia una specie di furto, l’invidia produce un costante rimuginio mentale rancoroso che sfocia in rabbia, odio e disprezzo nei confronti di chi possiede quel bene. Ci si sente defraudati e questo produce un forte senso di ingiustizia e un’indignazione che può anche causare comportamenti aggressivi o distruttivi. Questo atteggiamento dà luogo anche a forme di vittimismo e auto-commiserazione, che hanno lo scopo di salvaguardare l’io e curare la ferita narcisistica: «Sì, lui ha successo, ma l’avrei anch’io se il mondo non fosse ingiusto».

Perché ci si vergogna di provare invidia?

Uno dei sintomi più universalmente legati all’invidia è la vergogna che si prova verso il sentimento stesso: l’invidioso è socialmente stigmatizzato e preso a paradigma di una personalità molto lontana dal modello positivo di persona nobile e generosa. L’invidioso è visto come colui che coltiva una cattiveria gratuita e una malignità astiosa che nascono da una piccineria di carattere, che addossa ad altri le colpe di una condizione di inferiorità che invece è la conseguenza di propri limiti personali, che egli non ammette e non corregge.

L’invidia è insomma il sentimento “negativo” per antonomasia, che si nasconde, si nega e ci si vergogna pubblicamente di provare. Ma, d’altro canto, è anche il sentimento che più rivela l’artificialità del modello positivo di perfezione: tutti provano invidia ogni tanto, il che rende quel modello del tutto astratto e irraggiungibile.

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Il significato psicologico dell’invidia

Abbiamo visto che alla base dell’invidiac’è la percezione di una mancanza, reale o immaginaria che sia, di un bene che la persona reputa importante o, nei casi di invidia patologica, addirittura fondamentale per l’immagine di sé, per l’autostima, e al fine di percepire che la propria stessa esistenza abbia un senso.

Per questo, quando l’invidia diventa patologica, la mancanza di quel bene è percepita come così dolorosa: perché va a intaccare aspetti non accessori o secondari della persona, ma proprio la sua essenza, la base del senso di sé.

Il bene in questione viene rivestito quindi di significati affettivi ed emotivi che di per sé non dovrebbe possedere, rivelando così l’aspetto cosiddetto “proiettivo” del sentimento di invidia: in quel bene, cioè, la persona proietta e rivede se stessa e ciò che potrebbe essere, ma non è.

L’oggetto o la condizione invidiati non vanno considerati quindi come reali, ma come oggetti simbolici, cioè come rappresentanti di una condizione di appagamento interiore che la persona sente di non provare da troppo tempo e di cui diventa consapevole solo “proiettandola” su un oggetto esterno, e su un nemico che gliel’ha sottratto.

Ecco perché, come tutte le emozioni e i sentimenti che nascono spontaneamente nel mondo interiore, anche l’invidia non va stigmatizzata, ma interpretata come un tentativo inconscio di portare a coscienza e di riequilibrare vari lati della personalità in conflitto. L’invidioso, in qualche modo, costruisce una favola: c’è un eroe che deve riconquistare un tesoro che gli è stato sottratto per riportarlo dentro di sé; questo tesoro altro non è che la felicità del realizzare se stessi, che deriva dal far emergere le proprie capacità e le proprie tendenze.

Chi si oppone all’eroe, l’odiato nemico che ha rubato il tesoro, altro non è che “il mondo esterno”, cioè la tendenza ad appiattirsi sui modelli mentali, sui luoghi comuni, sulle convinzioni, sui ruoli sociali, trascurando di coltivare la propria unicità e pensando che il riconoscimento di sé possa venire solo da fuori, dagli altri.

Se mal vissuta, l’invidia può portare a compiere gesti dannosi per se stessi o per gli altri, ma se viene colta nel suo vero significato può diventare una bussola che indica la via d’uscita da un’esistenza bloccata, troppo angusta e priva di un vero appagamento. Perciò, invece di nasconderla o di farla agire maldestramente, occorre riconoscerla e trasformarla. 

Come gestire l’invidia

Se ci si scopre invidiosi di qualcuno, qualunque sia la causa dell’invidia, possiamo mettere in atto alcuni semplici comportamenti e atteggiamenti mentali che ci aiutano a trasformarla da condizione di sofferenza in occasione di crescita.

Non vergognarti e ammetti di provarla

In primo luogo ammetti con te stesso di provare invidia, senza giudicarti o criticarti per questo, senza nasconderla dietro il vittimismo di chi si sente escluso ingiustamente, e senza volerla combattere come una vergogna inammissibile. Il tuo cervello sta facendo una legittima richiesta di appagamento e di soddisfazione, anche se lo fa in modo indiretto e contorto. È comunque il segno di una mente viva, che però vive troppo di confronti.

Se comprendi questo, fai un enorme passo in avanti. In seguito, se vuoi, puoi anche ammettere di provarla con la persona invidiata, se è il caso. Non c'è nulla di male e basta poco: «Sai, mi piacerebbe avere questa cosa che tu hai o che stai vivendo, mi manca qualcosa di simile, sento il bisogno di averla anch'io». È un messaggio non aggressivo che gratifica I’altro, lo spinge a farti partecipe e ad aiutarti.

Cosa ti manca davvero?

In realtà ciò che ti manca veramente non è il bene che l’altro possiede: quello è solo uno specchio che riflette una mancanza interna. Quasi sempre alla radice la vera mancanza riguarda un senso di mistero, di unicità, di “cose soltanto tue”, di fare cioè qualcosa di unico, autentico e veramente appagante che nasca solo da te.

Devi guardarti dentro e tornare attivo

Sposta lo sguardo dall'altro, da colui che invidi, a te. Approfitta di questo sentimento forte per guardare te stesso e i tuoi veri bisogni. Cosa ti piace fare? Cosa ti appaga? Cosa ti fa stare bene? Inizia dalle piccole cose di ogni giorno a dare più spazio al piacere.

Le tecniche per imparare a gestire l’invidia

L’invidia può essere intesa come l’emozione che più di tutte ti permette di contattare il vuoto, la mancanza. Questo è fondamentale: se non guardiamo i nostri vuoti interiori, saranno loro ad agire a nostra insaputa, muovendoci come pedine. Passare la vita ad aspettarci che quella tal cosa o condizione, una volta raggiunta, riempia il nostro vuoto ci fa perdere la percezione di noi stessi: l’invidia ci fa sentire chiaramente tutto questo.

La soluzione è provare a guardare il nostro vuoto come lo spazio che contiene interessi, emozioni, passioni… È un vuoto in cui possiamo stare, fermarci. Come dice il taoismo: “trenta raggi convergono sul mozzo, ma è il foro centrale che rende utile la ruota”. È il vuoto, se abitato nel modo giusto, a renderci unici, perché lì germinano i nostri talenti. Guardare il vuoto ci aiuta a riscoprire noi stessi e a sentirci più autonomi e attenti verso il nostro mondo interiore. E a migliorare le nostre relazioni.

Senti il vuoto interno e prendi contatto con lui

A occhi chiusi prova a percepire il vuoto e la mancanza che ti procura il pensiero di qualcuno che possiede qualcosa che tu non hai e a cui tieni moltissimo. Di cosa è fatto questo vuoto? La tua immaginazione lo rappresenta come qualcosa di etereo come l’aria, o visualizzi paesaggi profondi e bui come un fondale marino? O cos’altro? Prova a stare in questo vuoto a lungo e percepiscilo così com’è, ascoltando le sensazioni che provi. In queste immagini compaiono dei particolari inaspettati? Potrebbero essere indizi che ti conducono a scoprire quali risorse e capacità personali si nascondono in questo vuoto…

Distaccati dal personaggio invidioso

Chiudi gli occhi e rilassati. Pensa alla situazione che ti rende più invidioso. Ora respira profondamente e rilassa le diverse parti del corpo. Immagina di vedere quello scenario e nello stesso tempo, da un altro lato, te stesso del tutto disinteressato e appagato in se stesso, in ciò che semplicemente è. Visualizza la persona che invidi da una parte, e osserva te stesso tranquillo e distaccato dall’altra. Questo esercizio serve per disattivare la dipendenza.

Prova a rappresentare la tua invidia

Un esercizio utile: dai forma alla tua invidia disegnandola su un foglio. Prendi tempo, utilizzando le sfumature e i tratti che senti più affini. Soffermati sui colori, riflettendo su cosa ti suggeriscono. Osserva il disegno che si forma come una tua creazione che vive di vita propria e che piano piano si svincola totalmente dall’invidia che gli ha dato origine. Questo esercizio ti aiuta a separare l’invidia dal suo oggetto e a viverla come energia pura a tua disposizione. Ti renderai conto, qualunque sia il risultato, che la tua invidia è qualcosa di creativo che ha bisogno solo di modi sani e personali di espressione. Sta a te trovarli.

Riza Psicologia
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