Anche il gentil sesso oggi può soffrirne: per liberarsene e raggiungere l’appagamento erotico la donna deve abbandonare l’eccessivo controllo di sè
Si parla spesso dell’ansia da prestazione dei maschi, delle loro difficoltà a letto, delle disfunzioni erettili; si parla meno dei problemi della sfera erotica al “femminile”, come se questo argomento fosse ancora un tabù. Non a caso, quando si parla di donne in difficoltà, l’attenzione cade in primo luogo sul tema del sovraccarico dei ruoli cui la donna oggi è sottoposta: essere al contempo partner, madre, figlia, lavoratrice, donna di casa e immersa nelle relazioni sociali porta stress e sofferenza. Non solo: questo sovraccarico distrae la donna dal prendersi cura di un altro importante aspetto della sua esistenza, ovvero la sessualità.
Porre l’attenzione sul sovraccarico nasce dall’implicita affermazione e dal riconoscimento delle capacità femminili, ma induce molte donne a sentirsi “potenti” o a doverlo essere anche quando non vorrebbero e, di conseguenza, a non occuparsi delle proprie difficoltà intime legate a tale sovraccarico. La possibilità, per la donna, di sostenere un rapporto sessuale anche quando ha difficoltà ad eccitarsi e a provare piacere è un boomerang che la danneggia. È certamente un problema meno evidente rispetto al calo dell’erezione nel maschio e proprio per questo la donna può almeno in parte occultare al partner, ma spesso anche a se stessa, le proprie difficoltà erotiche. Si smorza, così, la volontà di risolverli, i problemi si cronicizzano e influenzano sia la felicità di coppia sia quella individuale perché, proprio come quelle maschili, esprimono questioni più ampie, legate ai grandi temi dell’identità, dell’autostima e dell’autonomia dai genitori. Piuttosto si simula un piacere che non c’è, o al contrario si impone al partner il proprio blocco, si scelgono relazioni in cui non si è troppo chiamate in gioco o addirittura si evitano le relazioni. Insomma, si altera la vita di coppia e la qualità della vita personale.
Per vivere bene la donna “in crisi” dovrebbe innanzitutto riconoscere di soffrire di una particolare forma di ansia da prestazione. Quest’ultima non è una prerogativa solo maschile, anche se le dinamiche sono assai diverse. Se nell’uomo spesso il problema nasce dalla paura di non essere all’altezza, nella donna spesso deriva dal suo contrario: quello di essere “troppo”. Non solo, cioè, molto femminile, ma anche mentalmente molto maschile, ossia assertiva, direttiva, controllante, analitica e giudicante. Capacità che, se usate in eccesso, ostacolano il rapporto col proprio corpo e con la propria natura più intima. La donna non riesce così a lasciarsi andare e sente la propria intimità come sconosciuta, imbarazzante e inaccettabile. In una parola, non si sente all’altezza.
Per risolvere la situazione la donna dovrebbe liberarsi dell’involontaria tendenza all’“onnipotenza”, in particolare all’ipercontrollo, il primo nemico dell’orgasmo femminile. Per fortuna, la donna “in crisi” si trova in realtà davanti a una grande possibilità evolutiva: l’integrazione della sua personalità, l’unione del maschile e del femminile. In questo senso le difficoltà sessuali sono una risorsa: chiedono di armonizzare, in una sintesi superiore, i vari aspetti della propria psiche. Insomma, per avere un buon rapporto con l’altro sesso, bisogna prima creare un buon rapporto far il maschile e il femminile dentro di sé.