La pazienza è non solo uno stato d’animo auspicabile in molte situazioni ma consapevolezza del tempo e del suo reale valore
Pazienza: fra virtù umane è una delle più celebrate e delle più travisate. Che cosa significa la parola "pazienza"? Le radici stesse della parola rimandano a qualcosa di doloroso: “Sopportare, soffrire, tollerare”. È di uso comune inoltre l’esclamazione "pazienza", per indicare una situazione nella quale non si può fare nulla, bisogna "mandar giù l'amaro calice". Esiste però un altro modo di considerare la pazienza e consiste nel pensarla come un'imprescindibile condizione riguardante il tempo: non il tempo assoluto della fisica e delle equazioni, ma il tempo psicologico, ovvero come si avverte e si percepisce il trascorrere di ogni giorno solare che noi, tramite un oggetto chiamato orologio, abbiamo diviso in tanti pezzetti che chiamiamo giorni, ore, minuti e che gestiamo in base alle nostre esigenze.
Qualsiasi cosa o evento che possiamo immaginare richiede e ingloba, senza eccezioni, un “pezzetto” di tempo, necessario a portare a compimento ciò che è stato cominciato: una pianta esige una porzione di tempo per crescere e dare frutti ma anche il semplice gesto di bere una tazzina di caffè richiede una sua porzione di tempo, così come il guidare per andare da un posto a un altro. Si può dire che noi “investiamo” il nostro tempo per fare cose che, a loro volta assorbono un volume di tempo più o meno consistente. Questi investimenti temporali non sono mai garantiti e possono fruttare così come essere in perdita. A volte risultano perfino obbligati ma, se si guarda bene e si risalgono le catene di causa ed effetto troviamo sempre noi stessi; la qualità intrinseca di una porzione di tempo è quello stato d’animo che chiamiamo pazienza.
Qualunque porzione di tempo scelta (per vivere un amore, programmare un viaggio, fare un figlio...) si denota per lunghezze di tempo diverse e quindi per un tipo di pazienza limitata o illimitata, superficiale o profonda. Un nuovo piccolo essere umano richiede una porzione di tempo molto lunga che arriva fino alla nostra vecchiaia e, di conseguenza, una pazienza diffusa e resistente. Il tempo inerente a un’iniezione è breve per cui anche la pazienza avrà una misura accettabile e il periodo durante il quale si “patisce” avrà una durata direttamente proporzionale alla preparazione di questo atto. Se invece si corteggia una persona, è più difficile prevedere la porzione di tempo che sarà necessaria: sarà cioè proporzionale al nostro interessamento ma anche a quello della persona interessata, a fattori dunque che sfuggono del tutto al nostro controllo. Quanto detto chiarisce che avere pazienza richiede a volte anche un investimento emotivo non quantificabile né immaginabile a priori.
Percezione del tempo e pazienza sono due aspetti che si sovrappongono e non possono essere separati. Se si cade nella pericolosa semplificazione che “il tempo è denaro” difficilmente saremo disposti ad accettare che ogni cosa esige del tempo e “soffrire il tempo” è quasi sempre l’unica chiave per aprire le porte di quello che desideriamo e che ci può portare gioia e soddisfazione. Quando ci capita di dire "frugandomi nelle tasche mi sono accorto di aver perso un euro, pazienza", si intende dire: "mi spiace averlo perso ma non è cosa così importante, ne posso fare a meno, posso “soffrirla”, Dunque, cosa siamo o non siamo disposti a soffrire? Quanto tempo vogliamo accettare di spendere? La nostra pazienza fornirà la risposta...