Esiste un modo “recitato” di farlo inutilmente sentimentale e controproducente e un altro che può diventare il nostro miglior alleato: ecco come scoprirlo
Ci sono espressioni che sembrano utili e invece complicano la vita. Ad esempio: un tempo nessuno pensava che fosse fondamentale “volersi bene”. Oggi si dice continuamente “Bisogna volersi bene”, “Devo volermi più bene”; “Mi succedono questi guai perché non mi voglio abbastanza bene”.
Bisogna precisare: la frase “volersi bene” può indicare un rapporto del tutto sbagliato con se stessi: un rapporto “pietoso”, come quello che si può avere con un bambino fragile con cui bisogna essere pazienti e buoni, o con un cucciolo tenero e imbranato da coccolare e perdonare se fa pipì in giro, che va addomesticato, sì, ma con tanta pazienza e tolleranza. Volersi bene in questo modo vuol dire compatirsi, farsi andar bene tutto. È un modo con il quale, invece di “restare un po’ bambini”, cosa sempre utile e sana, si resta solo infantili, ci si tratta cioè da bambinoni non cresciuti.
Nessuno si chiede, di fronte alla frase “devo volermi più bene”, la cosa più semplice e ovvia: come si può voler bene a qualcuno - persino a se stessi - “per dovere”? È una contraddizione evidente. Se ci devi pensare e devi fare sforzi, vuol dire che si tratta di un obiettivo mentale, ideologico, cervellotico. Pretendere di far esistere dal nulla un’emozione che per sua natura può essere solo spontanea porta a una costante finzione,a recitare un sentimentalismo di facciata, a trattare noi stessi come fossimo cristalli in una teca, oggetti delicati da trattare con molte cure e buone maniere. E non c’è niente di peggio che questa leziosa finzione con se stessi.
Volersi bene non vuol dire compatirsi o essere autoindulgenti, vuol dire semplicemente essere alleati di se stessi. Vuol dire rivolgere uno sguardo su di sé senza pensieri: guardarsi, osservarsi, stare accanto alle emozioni, ai ricordi, alle immagini mentali, qualsiasi esse siano, senza dirsi niente, senza commentare, accogliendo e osservando. Non per giudicarne alcune sbagliate e tuttavia perdonarsi perché “tanto tutti sbagliano”, come vuole il sentimentalismo buonista, ma per sospendere tutti i giudizi e con essi tutti gli schemi mentali vecchi che si sono attaccati al cervello e, come un pesante fardello di pensieri, deformano la nostra identità. “Io sono quello che continuamente si rinnova perché è sempre nuovo ciò che si affaccia in me”; stare accanto a questa sorgente inesauribile, essere il suo alleato e non il suo giudice o nemico: è questo il vero significato del volersi bene.
Volersi bene vuol dire essere sempre indulgenti con i propri errori, sapere che “tanto nessuno è perfetto”, non stare troppo a guardare quello che non va.
Volersi bene vuol dire stare vicino a tutto ciò che si affaccia dentro di te, accoglierlo senza fare nessun commento e senza avere progetti su di sé.