Fiducia in se stessi significa essere saldi nelle proprie radici e smettere di cercare fuori conferme continue al proprio operato: la trovi solo in questo modo.
“L’uomo è misura di tutte le cose”. Lo diceva Protagora più di duemila anni fa e, in fondo, lo pensiamo anche noi, ditorcendo però il senso di quanto affermava l'antico matematico e filosofo greco. Quando ci confrontiamo con l’amico che ha avuto successo, con la sorella sempre perfetta, col padre impossibile da eguagliare commettiamo un errore che mina la nostra fiducia in noi stessi: poniamo qualcun altro come misura per stabilire quanto valiamo. E quasi sempre la risposta è che valiamo meno di loro. Allora ecco il giudizio che ci stronca: “Non valgo niente”; “Non succede mai niente di bello”; “Se avessi più fiducia in me stesso non sarei così incapace” e così via.
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Quando agiamo in questo modo è come se dentro di noi mettessimo in scena uno spettacolo: da una parte l’io inferiore e dall’altra l’io superiore che guarda dall’alto in basso l’altro e vorrebbe correggerlo e dominarlo. Noi ovviamente pensiamo di essere il superiore. L’altro è solo l’ostacolo da abbattere, la causa di tutti i nostri mali. Ma questa disputa non può mai concludersi, perché nessuno può eliminare la propria ombra, ovvero le parti di noi che non amiamo o che ci sembrano indegne, ma che fanno pur parte della nostra personalità complessiva. Anzi, è proprio sforzandosi di farlo e cercando di condurre la propria vita sulla base di un ideale esterno da rispettare che nasce la sfiducia. Anziché evitare l’insuccesso, lo si costruisce pezzo per pezzo.
Per uscire da questo circolo vizioso occorre smettere di credere che quell’uomo o quella donna che consideriamo misura di tutte le cose sia fuori di noi. Non è così. La sfiducia in se stessi è proprio il risultato di un confronto impari con un ideale esterno costruito idealisticamente. Ma l’ideale in quanto tale non potrà mai essere raggiunto e lascerà sempre spazio allo sconforto per la propria incapacità di raggiungerlo. La fiducia in se stessi nasce dalla capacità di lasciarsi andare alle cose così come sono: come fa l’albero, che si affida al suo seme senza chiedersi se è quello giusto, senza confrontarsi con gli altri alberi, senza chiedersi perché.
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Se i tuoi sogni non si realizzano è perché non ti affidi alla tua vita con naturalezza. Imparando a dirsi “Ebbene sì, non sono perfetto”; “Non c’è nulla da sistemare o da migliorare”; “Cedo e mi affido alla vita” a poco a poco ci affidiamo a quel sapere nascosto che è dentro di noi ma che non eravamo capaci di ascoltare. Ecco che allora il nostro seme troverà il terreno fertile per svilupparsi, il terreno del “senza commento”: è qui che capacità e talenti unicamente nostri potranno finalmente e senza sforzo venire alla luce.